Slovacchia. Gas: Fico rifiuta l’invito di Zelensky di un incontro a Kiev

di Giuseppe Gagliano

Il primo ministro slovacco Robert Fico ha rifiutato l’invito del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di un incontro a Kiev per discutere la questione del transito del gas russo, a seguito della decisione ucraina di non rinnovare l’accordo di transito del gas russo mettendo di fatto in difficoltà alcuni paesi dell’Europa orientale, tra cui appunto la Slovacchia.
Il gas naturale rappresenta uno degli strumenti più efficaci della politica estera russa, capace di influenzare non solo i rapporti bilaterali ma anche il quadro politico interno dei Paesi europei. La Slovacchia, che per decenni ha beneficiato del transito di gas russo verso l’Europa occidentale, è oggi stretta tra due fuochi: da una parte l’UE, impegnata a ridurre la dipendenza energetica da Mosca; dall’altra la Russia, che cerca di mantenere il controllo sui flussi energetici come mezzo di pressione politica.
Fico, leader di un governo noto per la sua inclinazione filorussa, ha scelto di non affrontare Zelensky a Kiev, preferendo mantenere il dialogo su un terreno più favorevole. Questo rifiuto non è solo simbolico: segnala la volontà di Bratislava di evitare il pieno allineamento con la politica energetica europea e, al tempo stesso, di rafforzare i legami con Mosca.
La Slovacchia si trova in una posizione unica ma scomoda. Come membro dell’Unione Europea è tenuta ad aderire alle sanzioni contro la Russia e a promuovere la diversificazione energetica. Tuttavia le sue esigenze economiche e le sue relazioni storiche con Mosca complicano questa posizione. La visita di Fico a Mosca e il recente incontro tra delegazioni parlamentari slovacche e russe mostrano chiaramente un tentativo di ripristinare rapporti che molti in Europa considerano pericolosi.
Ma le implicazioni di questa scelta vanno oltre il gas. In un momento di profonda crisi in Ucraina, la posizione ambigua della Slovacchia rischia di alimentare ulteriormente le tensioni tra i due Paesi, già aggravate da accuse di cyberattacchi e divergenze politiche.
Il rifiuto di Fico di recarsi a Kiev è un colpo per il presidente ucraino, che si trova a fronteggiare non solo l’aggressione russa, ma anche la crescente riluttanza di alcuni Paesi europei a sostenere pienamente l’Ucraina. Questo episodio evidenzia il progressivo isolamento di Kiev in alcune aree dell’Europa centrale e orientale, dove l’influenza russa si fa sentire più forte che mai.
Zelensky ha risposto con fermezza, ma la sua posizione rimane fragile. L’Ucraina, pur cercando di mantenere il controllo sul proprio territorio e sulle risorse energetiche, si trova a combattere su più fronti: contro la Russia, contro le incertezze dell’Europa e contro la crescente sfiducia di alcuni leader regionali.
La vicenda slovacco-ucraina mette in luce le crepe all’interno dell’Unione Europea. Mentre Bruxelles cerca di promuovere una politica energetica comune, alcuni Stati membri si mostrano riluttanti ad allinearsi. La Slovacchia, con il suo atteggiamento ambivalente, rappresenta un esempio lampante di come gli interessi nazionali possano ostacolare la coesione europea.
La proposta di Fico di discutere al confine, invece che a Kiev, sottolinea questa divisione. Non è solo una questione logistica, ma un chiaro segnale politico: la Slovacchia non è disposta a seguire ciecamente l’agenda europea, né a schierarsi apertamente con l’Ucraina.
Il gas russo rimane uno strumento potente nelle mani del Cremlino, capace di dividere i Paesi europei e indebolire il fronte comune contro Mosca. In questo contesto la posizione della Slovacchia non è solo un caso isolato, ma un sintomo di un problema più ampio: l’incapacità dell’Europa di presentarsi come un attore unito e determinato di fronte alle sfide globali.
Fico ha fatto la sua mossa, ma le conseguenze di questa decisione si faranno sentire ben oltre i confini slovacchi. L’Europa deve scegliere se affrontare queste divisioni o lasciare che il gas continui a essere una leva geopolitica nelle mani di chi sa come usarla. E in questo gioco, l’Ucraina rischia di essere la prima a pagarne il prezzo. Già il prezzo del trasporto del gas in Ucraina è cresciuto di quattro volte, portando a un rischio di collasso sociale.