SUD SUDAN. In bilico la tregua tra Juba e ribelli; continue violazioni cessate il fuoco

di Giacomo Dolzani –

soldatiA pochi giorni dalla sua firma, l’accordo per una tregua, siglato tra il governo del Sud Sudan ed i ribelli del generale Riek Machar, rischia già di saltare a causa delle continue violazioni del cessate il fuoco da parte di entrambi gli schieramenti in diverse parti del paese.
Sostenute con forza dalle Nazioni Unite, le trattative tra Salva Kiir, presidente sudsudanese, ed i rappresentanti dell’esercito ribelle si sono protratte per mesi sotto l’egida dell’Intergovernamental Authority on Development (Igad), l’organizzazione che si occupa di promuovere la pace e lo sviluppo economico dei paesi del Corno d’Africa; nonostante imprevisti e settimane di esitazioni e ripensamenti da parte di Kiir, è stato ratificato il 26 agosto ad Addis Abeba, capitale etiope, un accordo che prevede l’interruzione dei combattimenti tra le armate regolari di Juba ed i guerriglieri di Machar.
Già il 31 agosto i ribelli avevano però lamentato violazioni del cessate il fuoco da parte delle truppe governative in quattro regioni dello stato dell’Unità, situato nel Sud Sudan centro-settentrionale e confinante con il Sudan, accuse respinte dal portavoce dell’esercito di Juba, Philip Aguer, il quale aveva fatto notare che in quelle aree non erano nemmeno presenti contingenti militari.
Ad aggravare questa situazione di equilibrio instabile si aggiunge inoltre l’attività dei numerosi gruppi armati indipendenti, non coinvolti nelle trattative, ma che nelle diverse regioni del paese stanno combattendo per ritagliarsi un loro spazio di potere.
Dopo il fallito colpo di stato ai danni di Kiir, condotto nella notte del 15 dicembre 2013 dalle truppe fedeli a Machar, ex vicepresidente deposto pochi mesi prima, in tutto il territorio nazionale ha infuriato un conflitto che si è in seguito trasformato in uno scontro tra le etnie del presidente e del generale ribelle, rispettivamente i Dinka ed i Nuer.
Prima la crisi petrolifera con il vicino Sudan poi la guerra civile hanno messo in ginocchio l’economia di uno dei paesi più fragili al mondo, le cui entrate si basano per il 98% sulla vendita del greggio estratto dai pozzi nel nord, portando carestie ed epidemie che hanno causato la morte di decine di migliaia di persone.

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