Sud Sudan. Machar esorta ribelli a riprendere combattimenti: Usa, ‘dichiarazioni ingiustificabili’

di Giacomo Dolzani –

machar_riekLa nuova chiamata alle armi del capo ribelle sudsudanese Riek Machar, che ha incitato i suoi sostenitori nel paese africano a riprendere i combattimenti contro le forze governative, fedeli al presidente Salva Kiir, ha provocato la dura reazione del Dipartimento di stato Usa il quale, in una nota, definisce “ingiustificabili” queste dichiarazioni, sintomo di “incapacità di capire le condizioni disperate in cui versa la nazione”, aggiungendo che “la violenza non porterà ad una soluzione ma aggraverà solo la situazione più di quanto non lo sia già ora”.
Le trattative di pace che proseguono da anni per riportare la pace in Sud Sudan non hanno infatti sortito alcun risultato tangibile, garantendo soltanto fragili tregue durate pochi giorni e ad un temporaneo accordo che, siglato nell’agosto 2015, ha portato Machar, tornato a Juba nell’aprile 2016, ad occupare nuovamente il suo posto di vicepresidente, carica che ha detenuto per meno di quattro mesi quando, nel luglio scorso, in seguito alla ripresa degli scontri nella capitale, è stato costretto a fuggire all’estero.
Machar, vice di Kiir dal 9 luglio 2011, giorno dell’indipendenza dal Sudan, al 23 luglio 2013, è un ex generale del Spla, le forze armate del Sud Sudan, ed è ora alla guida dei guerriglieri ribelli fuoriusciti dall’esercito regolare e che da quasi tre anni combattono contro le truppe governative, in una guerra civile che ha messo in ginocchio un paese che già si trovava tra i più poveri e sottosviluppati al mondo.
Le ostilità sono scoppiate dopo il fallito golpe, tentato il 17 dicembre 2013 dalle forze fedeli a Machar, destituito pochi mesi prima dalla carica di vicepresidente, e sono poi dilagate in tutto il paese, trasformandosi in uno scontro etnico tra i Dinka, gruppo etnico di Kiir, ed i Nuer, portando alla morte di centinaia di migliaia di persone, soggette periodicamente a carestie ed epidemie.

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