Tunisia. Nidaa Tounes e Ennahda, un’alleanza inevitabile o un governo di competenze indipendenti?

di Ismahan Hassen – 

gannuchi essebsi fuoriNidaa Tounes 85 seggi; Ennahda 69; Unione Patriottica Libera: 16; Fronte Popolare: 15; Afek Tounes: 8; Partiti Minoritari: 24.
Così, alle 22:00 di mercoledì 29 ottobre, Chafik Sarsar, presidente dell’ISIE (Istanza Superiore per l’Indipendenza delle Elezioni) annunciava i risultati definitivi delle elezioni legislative tunisine, confermandoli poi in modo inequivocabile alle 2:00 del giorno successivo, senza incontrare particolari opposizioni. In conformità con i vari risultati parziali forniti dall’ ISIE, quindi, Nidaa Tounes vince il maggior numero di seggi in seno a quella che sarà l’Assemblea del Popolo tunisino per i prossimi cinque anni.
Quella differenza di sei posti che però separa il partito di Beji Caid Essebsi da Ennahda, sembra porre la classe politica tunisina dinnanzi ad una sfida inevitabile.
Impossibile è infatti non far caso ai 24 seggi mancanti, che Nidaa Tounes avrebbe dovuto guadagnarsi per raggiungere i 109 necessari ad ottenere il voto di maggioranza nel prossimo Parlamento tunisino. In questo senso, non sembrano esserci molti dubbi sul fatto che i seggi presenti nell’aula parlamentare dovranno, a rigor di logica, essere maggiormente distribuiti tra i due partiti maggiormente votati, vale a dire proprio Nidaa Tunes (con circa il 38% dei voti) e il partito islamico moderato Ennahda (circa il 29% dei voti), mentre il resto sarà suddiviso tra una miriade di piccoli gruppi politici, più o meno vicini tra loro.
Stando così le cose, la Tunisia della prima grande sfida elettorale post-Ben Alì, potrebbe assistere al manifestarsi di un nuovo panorama politico bipolare, in grado di reggere il Paese in piena conformità con le disposizioni previste dalla Costituzione adottata nel gennaio 2014.
Nonostante la possibilità che tale scenario possa realizzarsi, la formazione creata nel giugno 2012 da Beji Caid Essebsi, avrebbe però già espresso la propria volontà e piena disponibilità nel trattare con gli altri partiti per dare vita ad un governo di coalizione.
Già prima delle elezioni infatti, Beji Caid Essebsi aveva manifestato la sua totale apertura alla possibilità, in caso di vittoria, di costruire alleanze con altri partiti politici nazionali, nel pieno interesse del futuro della Tunisia.
In questo senso, stando a risultati riportati dai voti e non avendo escluso così nessun tipo di collaborazione politica, Beji Caid Essebsi sembrerebbe essere perfettamente incline ad un’alleanza strategica con Ennahda.
Il partito di Rachid Ghannouchi poi, dal canto suo, fin dal primi risultati resi noti dagli exit poll, si sarebbe immediatamente dichiarato incline a svolgere un ruolo collaborativo con Nidaa Tounes per sostenere la stabilità del Paese. Proprio lo scorso lunedì infatti, all’indomani del voto, Zied Laâdhari, portavoce di Ennahda, ha dichiarato che “Siamo disposti a partecipare ad un governo di unità nazionale. Ci saranno discussioni successive, ma siamo pronti a partecipare dovunque sia possibile dar vita ad un’opposizione leale e costruttiva”.
Nonostante queste dichiarazioni però e sebbene, secondo alcune indiscrezioni, Rashid Ghannouchi avrebbe perfino telefonato a Beji Caid Essebsi per congratularsi con lui per la vittoria di Nidaa Tounes, parlare di una vera e propria possibile alleanza tra i due partiti non sembra essere ancora così scontato. Andando oltre il problema numerico dei seggi in Parlamento per ottenere una maggioranza di governo, e oltre le dichiarazioni d’intenti immediatamente precedenti e/o successive al voto, non è da dimenticare il fatto che proprio Nidaa Tunes ha mosso contro Ennahda le più pesanti critiche sul suo operato, giudicandolo aspramente e ampiamente per la “sua incompetenza”. Proprio Beji Caid Essebsi infatti, aveva più volte sostenuto ( in un recentissimo passato) che il suo partito e quello di Rachid Ghannouchi rappresentavano “due linee parallele che non si incontrano mai”.
Oltre al riferimento a questo tipo di affermazioni poi, non è da sottovalutare anche la posizione già espressa da numerosi appartenenti a Nidaa Tunes, che vedrebbero nella possibile alleanza con Ennahda “un evento che potrebbe avere conseguenze disastrose per il partito, che potrebbe subire la stessa sorte di quello del Congresso per la Repubblica e di Ettakatol, entrambi ex alleati del movimento islamista nella Troika”.
Sebbene quindi la flessibilità del partito di Essebsi sembrerebbe ridursi in vista di una possibile alleanza con Ennahda, secondo alcuni osservatori politici Nidaa Tunes potrebbe, tuttavia, risolvere questo dilemma optando per la realizzazione di un governo di competenze nazionali indipendenti. Scegliendo questo tipo di modus operandi, il partito vincitore delle elezioni potrebbe prendere due piccioni con una fava: da un lato, esso riuscirebbe a mantenere la sua coesione interna e ad evitare la stessa sorte dei due ex alleati di Ennahda dopo le elezioni del 23 ottobre 2011; d’altra parte poi, Nidaa Tunes eviterebbe l’esposizione diretta al fuoco incrociato di critiche che si avranno quando il governo si impegnerà in riforme economiche e sociali dolorose, per cercare di portare il Paese fuori dalla crisi economica.