Tunisia. Vince Essebsi, uomo dell’ancien régime. Battuto Marzouki, sostenuto dagli islamici moderati

di Enrico Oliari –

essebsi grandeIl primo presidente eletto della Tunisia dopo la deposizione di Ben Alì è, stando a quanto comunicato dalla Commissione elettorale, l’88enne leader del partito laico Nidaa Tounes, Beji Caid Essebsi.
Già consigliere di Habib Bourguiba, aveva ricoperto vari incarichi tra cui quello di ministro dell’Interno dal 1965 al 1969, ministro della Difesa dal 1969 al 1970, ministro degli Affari Esteri dal 1981 al 1986, presidente del Parlamento dal 1990 al 1991 e primo ministro dal 27 febbraio 2011 al 24 dicembre 2011.
Essebsi ha battuto con il 55,68% delle preferenze l’attuale presidente di transizione, il medico 69enne Moncef Marzouki, sostenuto anche dalle formazioni islamiche moderate, il quale tuttavia ha denunciato irregolarità e brogli sulla sua pagina Facebook; il suo staff ha chiesto all’Isie, l’Istanza superiore indipendente per le elezioni, di prendere provvedimenti, tuttavia va ricordato che già al primo turno Essebsi si era posto davanti a Marzouki con il 39,5%, contro il 33,4%.
Il ruolo di presidente della Tunisia è centrale, in quanto non è solo rappresentativo o di garanzia, bensì è determinante, ad esempio, nella politica estera.
Battuto al primo turno, il partito islamico-moderato di Rached Ghannouchi, Ennahda, ha lasciato ai propri sostenitori libertà di voto, anche se è probabile che essi si siano orientati per Marzouki; l’Unione patriottica libera (Upl) dell’ex candidato alle presidenziali Slim Riahi (appellato come il “Berlusconi tunisino”) ha sostenuto Essebsi.
Secondo gli analisti entrambi i candidati hanno fatto campagne elettorali negative e di attacco reciproco, in cui sono stati paventati scenari catastrofici con l’elezione dell’avversario.
Essebsi, che ha trasformato in un punto di forza il suo passato di uomo dell’ancien régme, ha puntato sul rilancio del “prestigio dello Stato”, evocando l’eredità del padre della Tunisia moderna, Habib Bourguiba, il quale, prima di essere deposto dal golpe dei “camici bianchi” del 1987 (era stato interdetto) aveva, secondo il nuovo presidente, promosso l’istruzione e fatto avanzare la classe media.
La tornata elettorale nel paese, attraversato dall’estremismo islamico con gruppi di jihadisti che si riconoscono persino nell’Isis (il primo dicembre miliziani hanno decapitato un funzionario di polizia a Kef e il 18 dicembre Abou Bakr Hakim e altri due si sono addossati gli omicidi di Chokri Belaid e di Mohamed Brahmi ed hanno avvertito la popolazione di non partecipare alle elezioni), si è svolta in modo abbastanza tranquillo grazie ai 60mila militari e agenti spiegati ai vari seggi; il ministero della Difesa ha comunicato che nella notte tra sabato e domenica “un gruppo armato ha tentato di attaccare un’unità (…). La pronta reazione dei soldati ha causato la morte di un uomo armato di fucile da caccia e l’arresto di tre sospetti”.
L’affluenza alle urne alle 18.15 è stata del 53%, ovvero oltre la metà dei 5 milioni di tunisini chiamati alle urne.