Turchia. Iniziano l’anno scolastico, ma la repressione post-golpe ha decimato gli insegnanti

di C. Alessandro Mauceri –

Turchia striscione contro gulenAnche in Turchia sta per cominciare il nuovo anno scolastico. Ma non senza problemi. Dopo l’epurazione voluta dal governo in seguito al golpe di luglio e l’arresto di decine di migliaia di persone, nel paese mancano i docenti. A denunciarlo sono i sindacati che parlano di una carenza di organico di almeno 50mila docenti. Nell’inaugurare il nuovo anno scolastico per oltre 18 milioni di bambini, il presidente del sindacato degli insegnanti di Istanbul, Huseyin Ozev, ha detto che esistono seri problemi a causa delle enormi carenze di personale. Alle decine di migliaia di persone che lavoravano nel settore dell’istruzione e che sono state sospese o licenziate subito dopo il golpe si sono aggiunti altri 11.500 insegnanti sospesi o arrestati perché sospettati di essere collegati al Partito curdo dei lavoratori (PKK).
La risposta delle autorità è stata accogliere gli studenti consegnando loro opuscoli redatti dal ministero dell’Educazione inneggianti “il trionfo della democrazia, il 15 luglio e in memoria dei martiri”. Agli allievi sono stati mostrati video in cui Erdogan leggeva l’inno nazionale, che turchia vittoria erdogan grandemostravano carri armati e aerei da guerra nella capitale Ankara, e veniva spiegato il tentativo di colpo di stato. In altri video sono stati mostrati gli scontri (nei quali hanno perso la vita quasi trecento persone).
È stato previsto anche “minuto di silenzio per i martiri” e una preghiera comune nei cortili delle scuole. Secondo Huseyin Ozev è inevitabile che questa carenza di organico non abbia ripercussioni sugli studenti: il rischio è che, per colmare la carenza di personale, vengano incaricati insegnanti inesperti.
Le autorità hanno accusato di essere responsabile del tentativo di colpo di stato il predicatore Fethullah Gulen, e i suoi seguaci del Hizmet, radicato nell’amministrazione e proprio nel settore scolastico. Accuse respinte da Gulen che ha negato ogni coinvolgimento nel golpe e ha accusato il governo di mettere in atto una repressione di massa di tutti sostenitori del movimento.