Ucraina. Fallita la controffensiva, Kiev si dà alla guerra di difesa (che non può reggere)

di Enrico Oliari

L’occidente, non solo l’Ucraina, sarebbe sul punto di perdere la guerra contro la Russia. Dopo il palese fallimento delle sanzioni occidentali, che avrebbero dovuto azzoppare l’economia russa in tre giorni, e le continue forniture di armi a militari demotivati fino al punto di disertare, come nel recente caso di un capo squadriglia, sempre più media occidentali (non italiani, ma questa è un’altra storia) stanno riportando la realtà di una Russia che non cede e che in alcuni settori persino avanza. L’ultimo a prendere atto di come stanno le cose è stato due giorni fa il prestigioso The Economis, il quale ha riferito di una controffensiva ucraina ormai fallita e di un teatro ormai di guerra di difesa. La rivista britannica imputa all’occidente un certo immobilismo e la mancata fornitura all’Ucraina di risorse pari a quelle della Russia, ma la realtà è ben diversa.
Quello che i media occidentali, foraggiati dal potere politico e industriale, hanno rimosso nel febbraio 2022 sono state le cause che hanno portato al conflitto, a cominciare dalla non attuazione da parte dell’Ucraina degli accordi di Minsk-2 per arrivare alla chiusura dei giornali in lingua russa nel Donbass russofono, stessa cosa per l’obbligo della lingua ucraina negli atti pubblici e nelle scuole. Il tutto mentre nel Donbass si combatteva da 8 anni, con i neonazisti dichiarati del Battaglione Azov che compivano massacri sulla popolazione. I russi, si intende, non erano da meno, ma la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era l’imminente entrata dell’Ucraina nella Nato (che non è un’alleanza di pace), stabilita insieme a quella della Georgia in occasione vertice di Bucarest del 2008.
Fatto sta che se lo scontro tra Hamas e Israele ha catalizzato l’interesse degli ucrainiti dell’ultima ora, quelli che oggi scrivono “Ky’iv” al posto di “Kiev”, le bombe e i droni non hanno smesso di cadere sull’Ucraina, e già il presidente russo ha decretato l’aumento dell’organico militare del 15 per cento, cioè 175mila unità a tempo pieno, al fine di contrastare le crescenti minacce legate “all’operazione militare speciale e alla continua espansione della Nato”.
Tuttavia se, nonostante i media occidentali, la Russia continua ad essere una superpotenza militare, le cose in Ucraina si stanno mettendo male: il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha stimato in 125mila morti il numero delle perdite militari ucraine dall’inizio del conflitto, e ha fatto notare che ad oggi le forniture occidentali di armi e di soldi non hanno cambiato la situazione sul campo.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenky non ha potuto smentire lo stato delle cose, e all’Ap ha dichiarato che la controffensiva estiva non è riuscita ad arrivare ai risultati desiderati per via della carenza di armi e forze militari.
Mentre la Russia potrebbe continuare il conflitto per anni, il peggior nemico di Zelensly è il tempo, ma è stato lui a emettere un decreto, ratificato dal Parlamento, in cui è scritta “l’impossibilità di intrattenere negoziati con il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin”. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha tuttavia fatto notare oggi sulla Tass che “già nel maggio 2022 esisteva un piano per porre fine alla guerra, un accordo accettato anche dall’Ucraina, ma a mettersi di traverso fu il britannico Boris Johnson”.
Zelensky, che nel suo paese non godrebbe dell’entusiasmo e della stima riservatagli dagli ucraini, si troverebbe quindi fra l’incudine e il martello. E mentre gli europei continuano a pagare con i mutui alle stelle e il caro energia la scelta di tirarsi dentro a tutti i costi la sgangherata e corrotta Ucraina, la “guerra lampo” sta diventando sempre più impopolare negli Usa, e potrebbe costare cara ai democratici in vista delle presidenziali.