UCRAINA. Il Parlamento della Crimea vota la secessione. Si rifà vivo Yanukovich

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yanukovicA poche ore dal voto con cui il Parlamento della Crimea ha stabilito (78 voti su 100) l’indipendenza dall’Ucraina e ha rinnovato la sua aspirazione ad entrare nella Federazione Russa, puntuale è arrivata una nota del ministero degli Esteri di Mosca dove viene confermata la “legittimità” di tale scelta.
La decisione del Parlamento, cioè del Consiglio Superiore della Crimea, arriva in anticipo sul voto referendario del 16 marzo e nelle intenzioni dei deputati è da subito entrata in vigore.
Intanto da Rostov sul Don, in Russia, si è rifatto vivo il presidente deposto Viktor Yanukovic, che così ha smentito le voci che lo davano ricoverato in ospedale a causa di un infarto: ai microfoni Yanukovich ha ribadito di essere “l’unico presidente legittimo dell’Ucraina” e “il comandante in capo dell’esercito”, ma non si è pronunciato sulla secessione in atto della penisola della Crimea. Potrebbe essere infatti la regione di Sinferopoli il pegno che Yanukovich è costretto a pagare in cambio del sostegno politico russo, anche se è difficile che l’ex presidente possa tornare a governare il paese in una Kiev che da giorni protesta contro l’ingerenza russa in Crimea.
L’unico passaggio in cui Yanukovich ha menzionato la crisi è stato quando ha puntualizzato che le azioni delle nuove autorità di Kiev “hanno portato alla situazione in cui la Crimea si sta staccando”.
Per quanto l’Unione europea si trovi ad essere poliedrica in tema di sanzioni verso la Russia (dall’ultimo consiglio dei ministri era risultato che ognuno farà come gli pare), sembrano farsi sempre più probabili le ritorsioni da parte della Francia e della Germania: il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha ribadito che se Mosca non cambierà la sua linea “entro la fine della settimana” ci saranno sanzioni; da Tallin, in Estonia, gli ha fatto eco il capo del Quai d’Orsay, Laurent Fabius, il quale ha affermato che “Abbiamo fatto una proposta per evitare l’escalation: se (i russi) rispondono positivamente, John Kerry andrà a Mosca e per il momento le sanzioni non sarebbero immediate. Se non rispondono, o se rispondono negativamente, allora ci sarà una serie di sanzioni, che potrebbero essere decise questa settimana”.
Fabius ha anche garantito alle repubbliche baltiche, oggi parte dell’Unione europea, che non saranno abbandonate all’espansionismo russo.