Ucraina a rischio di secessione: la Russia vuole la Crimea. Kiev chiede il rispetto degli accordi di Budapest

di Guido Keller –

Yatseniuk crimea grande

Con la deposizione da parte del Parlamento del presidente Viktor Yanukovich, il quale si troverebbe in Russia, il caos in Ucraina sembra essersi spostato nelle regioni russofone orientali ed in Crimea, penisola che, tra l’altro, ospita la flotta russa del Mar Nero.
Per quanto sia il contesto storico che gli equilibri geopolitici si presentino ben diversi da quelli della Primavera di Praga del 1968, sull’Ucraina continuano a soffiare i venti di una secessione dietro alla quale potrebbe esservi la Russia. Sta di fatto, tuttavia, che mentre a Kiev gli incidenti sembrano essersi fermati e per il nuovo governo si è fatto avanti il fedelissimo di Yulia Timoshenko, Arseni Yatseniuk, dalla Crimea arrivano notizie che appaiono inquietanti: dopo che il presidente russo, Vladimir Putin, ha disposto lo stato d’allerta, l’aviazione russa ha compiuto diversi voli lungo i confini della Crimea con tanto di esercitazioni per il centramento di obiettivi, quasi per lanciare un chiaro segnale al resto del paese e all’Occidente; blindati russi e reparti militari sono stati dislocati in Crimea ufficialmente per proteggere la base navale della flotta del Mar Nero e per, come ha spiegato il ministro della Difesa Serghei Shoigu, testare la loro “capacità di agire in situazioni di crisi, che rappresentino una minaccia alla sicurezza del Paese”.
Nella Repubblica autonoma di Crimea stanno nascendo milizie più o meno spontanee di “difesa della popolazione russofona” e a Sinferopoli alcune di queste hanno preso il controllo dei palazzi del governo e del Parlamento, sui quali è stata issata la bandiera russa. Da quanto è stato riferito, si tratta di uomini in tuta mimetica, ma senza distintivi.
Il presidente ucraino Oleksandr Turchynov ha messo in guardia la Russia dal compiere azioni militari, mentre la polizia e le Forze di sicurezza in Crimea sono state messe in stato d’allerta.
Quella che potrebbe essere la “milizia popolare”, probabilmente istigata e sostenuta da Mosca, ha poi occupato l’aeroporto militare di Belbek alle porte di Sebastopoli, dove ha messo la propria base, mentre un’altra milizia, non ben identificata, ha preso il controllo dell’aeroporto civile di Simferopoli,
Il ministro dell’Interno ucraino, Arsen Avakov, ha denunciato entrambe le irruzioni come “invasione armata”.
Da quanto si è appreso Putin ha inviato in Crimea almeno 8mila militari, atto considerato da Kiev come un’aggressione. Da Washington Obama ha fatto sapere che “Gli Stati Uniti e la comunità internazionale sono certi di poter affermare che qualsiasi intervento militare in Ucraina avrebbe un costo. Ogni violazione della sovranità dell’Ucraina sarebbe molto destabilizzante”.
Il consolato russo di Sinferopoli ha comunicato di aver ricevuto diverse richieste per ottenere lo status di rifugiati o migranti forzati da parte di cittadini ucraini, mentre dalla Russia Pavel Kaniscev, leader dell’Unione Euroasiatica della Gioventù, ha affermato in un’intervista al quotidiano russo Izvestia che arrivano ogni giorno centinaia di richieste di volontari pronti a partire per l’Ucraina orientale, in soccorso delle popolazioni russofone che “stanno chiedendo aiuto”.
Da Mosca il premier Dmitri Medvedev ha denunciato che gli interessi della Russia e dei suoi cittadini in Ucraina sono minacciati, ed in una nota dell’ufficio di Sergei Lavrov si legge che “Il ministero degli Esteri russo continuerà a difendere i diritti dei suoi connazionali nell’arena internazionale e reagirà in modo fermo e senza compromesso in caso venissero violati”.
Mosca denuncia “discriminazioni, aggressioni e vandalismo” nei confronti dei russi e degli ucraini di lingua russa, come pure del danneggiamento di “monumenti della storia”, come nel caso del Memoriale della fiamma eterna nella città di Sumy, dove, si legge in una nota, “Stanno umiliando la memoria dei soldati che hanno liberato l’Ucraina: è apparsa una vasta discarica vicino alla Fiamma eterna, che commemora gli eroi della Seconda guerra mondiale, nel 70mo anniversario della liberazione dell’Ucraina” dai nazisti. Anche le statue di Lenin e di Mikhail Illarionovich Kutuzov, vincitore di Napoleone, sono state abbattute.
In Crimea, infatti, non tutti sono filorussi: proprio a Sinferopoli vi sono stati scontri tra migliaia di tatari musulmani fedeli a Kiev, discendenti da quei pochi rimasti non fatti deportare da Stalin, e i manifestanti pro-Russia, incidenti che hanno provocato una trentina di feriti.
Il presidente ucraino Oleksandr Turchynov ha quindi riportato un appello del Parlamento centrale, la Rada Suprema, rivolto alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti, perché garantiscano la piena sovranità dell’Ucraina facendo rispettare l’accordo stipulato al riguardo con la Russia ed ha invocato la convocazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu affinché vi sia il “monitoraggio” della situazione ed una reazione in caso di violazione della sua sovranità.
Intanto Kiev ha inviato 150 agenti del “Berkut”, le forze speciali anti-sommossa della polizia, per prendere il controllo dell’istmo di Perekop, la sottile lingua larga fra i 5 e i 7 km. tra il Mar Nero e il Mare di Azov che collega la penisola di Crimea al territorio continentale dell’Ucraina.
Tecnicamente il “Berkut” è stato sciolto dopo gli scontri di Kiev, ma la cosa non è stata ratificata dalla Repubblica autonoma di Crimea, escamotage che ha dato la possibilità al governo centrale di predisporre l’invio delle teste di cuoio.
Quella che appare sotto gli occhi di tutti è una manovra del Cremlino per annettere in toto la Crimea, nonostante gli accordi firmati nel 1994, ovvero il Memorandum di Budapest parlino di “Paesi garanti” dell’integrità e dell’autonomia dell’Ucraina in cambio della rinuncia al nucleare, ovvero la Gran Bretagna, gli Usa e la stessa Russia.
Al di là degli avvenimenti, a preoccupare l’Ucraina è la situazione economica: il paese è di fatto sull’orlo della bancarotta è proprio il neo-premier Yatseniuk ha dichiarato che “Le casse dello Stato sono vuote, a causa di 75 miliardi di dollari di debiti, le obbligazioni ucraine ammontano a 130 miliardi di dollari”. Di certo la deposizione di Yanukovich, che in realtà ha fatto sapere di sentirsi ancora ed a tutti gli effetti il presidente del paese, ha fatto svanire i 15 mld di dlr che Mosca stava per erogare al paese, già indebitato con la Russia per 30 mld, 20 con le banche e 10 con la Gazprom.
Da Washington è arrivata a Yatsenyuk la telefonata del vicepresidente Joe Biden, il quale gli ha assicurato il totale sostegno di Washington: congratulandosi “per la formazione del nuovo governo”, ha fatto sapere che “gli Stati Uniti garantiranno il loro pieno appoggio” nell’adozione delle “riforme necessarie per tornare alla prosperità economica, perseguire la riconciliazione, adempiere i suoi obblighi internazionali e puntare a rapporti aperti e costruttivi con tutti i Paesi vicini”; ha quindi “sottolineato come si tratti di un’importante opportunità non solo per portare la pace, la stabilità e l’unità in Ucraina, ma altresì per ristabilire la fiducia del popolo ucraino nella proprie istituzioni democratiche, in vista delle prossime elezioni di maggio”.