Ucraina: un’idea per la pace

di Marco Corno

L’impasse diplomatico nella guerra russo-ucraina allontana progressivamente ogni giorno la possibilità di raggiungere una pace, o quanto meno una tregua, per abbassare la tensione ed evitare che il conflitto degeneri in uno scontro militare diretto tra NATO (Stati Uniti) e Russia. Il raggiungimento di un compromesso tra le parti belligeranti è necessario più che mai. L’iniziativa diplomatica deve essere intrapresa dagli stati europei. Qui di seguito propongo un mio umile piano di pace generale, senza tono polemico, con l’unica speranza di evitare la catastrofe.

Un programma di pace per l’Ucraina è sicuramente un progetto ambizioso e molto complesso che necessita di essere sviluppato in più fasi.
Il primo passo da compiere dovrebbe essere la formazione di una coalizione di stati europei che siano interessati, ed abbiano l’interesse, ad avviare una mediazione diplomatica tra Ucraina e Russia con il fine di arrivare ad un cessate il fuoco nel breve periodo, mettendo al centro della propria agenda la sicurezza umanitaria.
Il secondo passo necessario della coalizione è organizzare un Congresso europeo, simile al Congresso di Vienna (1814-1815) del XIX secolo, istituito dopo la fine delle guerre napoleoniche, formato da tutti gli stati membri dell’Occidente e dell’Europa Slava con il fine di arrivare a stipulare un trattato di pace tra Ucraina e Russia che ricostituisca un nuovo modus vivendi tra Kiev e Mosca e un equilibrio di potenza tra Russia e Occidente in Europa, tramite la formazione di un Concerto Europeo.
Il Trattato di Pace, scaturito dal Congresso, dovrebbe essere formato da due parti: la prima regolerebbe i rapporti tra Russia e Ucraina mentre la seconda le relazioni tra Russia e NATO.

Partendo dai due belligeranti, è necessario attuare la demilitarizzazione dell’intero confine russo-ucraino che sigilli lo status quo attuale e impedisca il sorgere di future tensioni che possano sfociare in nuove guerre. Tale obiettivo potrebbe essere perseguito nel seguente modo:

1- Per quanto riguarda l’area del fronte, Kiev riconosce alla Russia la sovranità sulle porzioni di territori ucraini dell’oblast di Kherson, Zaporizhia, Donetsk e Lugansk conquistati dal 24 febbraio 2022 in poi. In cambio Mosca si obbliga a demilitarizzare completamente i territori annessi, ritirando tutte le truppe schierate e smantellando tutte le strutture militari-paramilitari costruite. All’Ucraina sarà concesso mantenere truppe schierate in modalità difensiva a nord del fiume Dnepr nell’oblast di Kherson mentre nei restanti tre oblast ai confini con essi, più precisamente nella regione di Dnipropetrovs’k e Kharkiv, e non lungo la linea del fronte.

2 – Il confine russo-ucraino viene anch’esso smilitarizzato però da entrambe le parti che si obbligano a costruire un’area cuscinetto di 60 chilometri (di cui 30 dentro il territorio ucraino e gli altri 30 dentro il territorio russo) nella quale è vietato effettuare esercitazioni militari, schierare truppe di qualsiasi tipo e costruire strutture belliche di qualsiasi genere. Lo stesso processo di smilitarizzazione deve essere applicato anche per il confine ucraino-bielorusso. Il rispetto dell’area neutrale sarà garantita dal controllo reciproco. Vengono ammesse invece la costruzione di infrastrutture civili purché non siano o possano essere sospettate di essere dual use.

3 – A livello diplomatico il Cremlino si impegna a riconoscere e rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina come un diritto sacro e inviolabile del popolo ucraino in tutti i suoi aspetti. Mentre l’Ucraina assume una posizione neutrale nello scacchiere europeo né filo-russa né filo-occidentale, diventando nel medio-lungo periodo un punto di incontro tra Occidente e Oriente piuttosto che di divisione.

4 – La Crimea, in nome dei profondi legami storico-culturali che legano la penisola alla Federazione Russia e per l’alto valore strategico che rappresenta per quest’ultima, viene riconosciuta come parte integrante del territorio russo da parte dell’Ucraina.
La Russia d’altro canto riconosce la piena libertà di navigazione alle navi commerciali ucraine nel Mar Nero e nel Mar d’Azov con la possibilità di quest’ultime di attraccare anche nelle citta portuali ucraine sotto controllo russo come la città di Mariupol.

5 – Per quanto riguarda le infrastrutture strategiche sensibili, la centrale nucleare di Zaporizhia, nonostante si trovi in territorio russo, è necessario sottoporla al pieno controllo dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) tramite l’organizzazione di una missione permanente, che si dovrebbe occupare della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto, e istituire una green zone intorno alla centrale in tempo di pace.

6 – Russia e Ucraina si vincolano inoltre a risolvere le eventuali controversie future unicamente tramite lo strumento della diplomazia, ripudiando in qualsiasi forma l’utilizzo della guerra come strumento risolutore.

La seconda parte dell’accordo che regola i rapporti tra NATO e Russia dovrebbe avere lo scopo di chiarire tutti quei malintesi geopolitici che hanno posto le basi per l’attuale destabilizzazione europea nel seguente modo:

7 – La NATO insieme ai suoi membri si obbliga a non promuovere e a non effettuare più qualsiasi tipo di allargamento dell’organizzazione agli stati confinanti con la Russia, nemmeno come alleati esterni all’organizzazione, riconoscendo e rispettando le preoccupazioni di quest’ultima ed eliminando l’articolo 10 della Carta Atlantica.
In cambio Mosca rinuncia alle proprie ambizioni geopolitiche in Europa e nel Caucaso da intraprendere sia manu militari sia in qualsiasi altra modalità nei paesi confinanti, riconoscendo l’Alleanza Atlantica come organizzazione militare difensiva e non anti-russa.

8 – Entrambe le parti si vincolano a smaltire/non costruire qualsiasi tipologia di nuova struttura militare che possa essere considerata da ambo le parti un pericolo per la propria sicurezza sia lungo la linea di contatto russo-atlantica sia nei restanti territori della Russia e dell’Alleanza Atlantica.

9 – L’Alleanza Atlantica e la Russia si assumono la responsabilità di riavviare a pieno regime il Consiglio NATO-Russia quale punto di inizio per ripristinare i rapporti russo-atlantici e in seguito promuovere nel medio periodo programmi di cooperazione internazionale.

10 – La Moldavia, viste le tensioni interne scatenatesi a seguito del conflitto russo-ucraino, deve anch’essa essere riconosciuta come stato neutrale da tutte le parti. La questione della Transnistria deve essere risolta nel rispetto delle minoranze russe così come delle altre etnie che compongono lo Stato moldavo. Chisinau e Tiraspol si vincolano a risolvere il problema del riconoscimento della Repubblica separatista filo-russa unicamente tramite la diplomazia con il supporto dei rispettivi partner che si impegnano a cooperare onde raggiungere questo obiettivo.

11 – Stati Uniti e Russia devono inoltre avviare la denuclearizzazione del continente europeo che potrebbe essere raggiunta tramite sia il ripristino del trattato START (Strategic Arms Reduction Treaty) da parte del Cremlino, che ne ha momentaneamente sospeso la validità, sia la disponibilità degli Stati Uniti a rinegoziare un nuovo trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), dopo l’uscita unilaterale di Washington nel 2018, sui missili a corte e medio raggio che comprenda anche il divieto di dispiegamento di armi nucleari tattiche.

12 – Gli stati firmatari del Trattato dovranno essere Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia e tutti gli stati membri dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea nonché il Segretario Generale della NATO, il Presidente della Commissione Europea e l’Alto Rappresentante degli Affari Esteri dell’Unione Europea.

13 – Il Trattato deve prevedere inoltre la possibilità di essere integrato con protocolli aggiuntivi che ne vadano ad ampliare le materie di competenza con l’obiettivo sempre di garantire la pace e la stabilità in Europa.

L’Europa occidentale, patria della diplomazia mondiale, non può permettersi di avallare una simile responsabilità a terzi, nemmeno se si tratta di superpotenze, perché ne conseguirebbe una perdita di credibilità internazionale incalcolabile. La Cina certamente è una sponda importante per fare pressioni sulla Russia ma non il deus ex machina della mediazione perché in caso di successo Pechino chiederebbe agli europei concessioni importanti non soltanto di natura economico-commerciale ma soprattutto una posizione politica chiara filo-cinese sul dossier Taiwan, generando automaticamente attriti con gli altri Alleati occidentali.
Le cancellerie europee devono dunque assumersi la responsabilità di una soluzione diplomatica a questo conflitto, altrimenti significherà che non solo quasi ottanta anni di pace verranno perduti per sempre ma anche che le attuali generazioni passeranno alla storia come la vergogna dell’Europa, dimostrando di non essere stati all’altezza delle sfide che si sono presentate. E’ tempo di decidere se si vuole onorare i principi e valori sui quali è stata costruita l’Europa dal 1946 in avanti oppure disonorarli.