Ue. Migranti: la lettera di Tusk in vista del vertice, ‘o troviamo una soluzione, o vincono i nazionalismi’

di Enrico Oliari –

La lettera di convocazione al Consiglio dei capi di stato e di governo dei Ventotto inviata dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk trasuda di preoccupazione per lo stato stesso dell’Ue per via delle contrapposizioni e delle tensioni tra i paesi membri sul tema dei migranti.
La situazione è a grandi linee riassumibile con Francia e Spagna che vogliono gli hot spot nei paesi di sbarco, cioè in Italia e Grecia, la Germania che non solo non vuol più sentir parlare di movimenti secondari, ma minaccia anche di rimandare nei paesi di sbarco i profughi, i paesi Visegrad capeggiati dall’ungherese Viktor Orban che non ne vogliono sapere di mettere in discussione l’Intesa di Dublino sul ricollocamento dei richiedenti asilo e l’Italia, che vuole gli hot spot in Africa e la ridistribuzione dei salvati in mare e si dice pronta a mettere il veto sull’esito dell’assemblea.
A Bruxelles in queste ore c’è frenesia per trovare la quadratura del cerchio, il premier italiano porterà un piano di 10 punti, ma Tusk nella sua lettera ha irritualmente invitato tutti a trovare il punto sulla difesa efficace delle frontiere esterne e a fermare il flusso dell’immigrazione illegale in quanto non farlo significa mostrare una debolezza che potrebbe portare consenso ai movimenti nazionalisti i quali “danno risposte semplici e radicali e portano a credere a qualunque altra cosa dicano”. Sottinteso l’euroscetticismo: “Sempre più persone – ha spiegato Tusk – stanno cominciando a credere che che solo un’autorità dalla mano di ferro, con uno spirito antieuropeo e anti liberale, con un’aperta tendenza all’autoritarismo, possa essere capace di fermare l’ondata dell’immigrazione illegale. Se la gente crede loro, se crede che solo loro possano offrire soluzioni efficaci alla crisi migratoria, allora finirà col credere a qualunque altra cosa dicano. La posta in gioco è alta. E il tempo breve”.
C’è da dire che a Bruxelles sembrano essersi accorti solo ora dell’emergenza e delle conseguenze politiche che essa può comportare, dopo che l’Italia ha dovuto gestire 650mila sbarchi dal 2014 per poi sentirsi dire dai partner che “è stata lasciata sola”.
Con la sua lettera Tusk sembra comunque appoggiare l’iniziativa del governo italiano di “istituire piattaforme regionali di sbarco fuori dall’Europa”, perché “siano gli europei a decidere in modo efficace chi entra in Europa”. Il punto è una delle proposte del pacchetto Conte, in realtà già del precedente governo, ma è anche una lama a doppio taglio dal momento che difficilmente fermerà chi non ha i requisiti per partire (la costa libica è lunga 1.780 chilometri) e nel contempo tali hot spot in Africa potrebbero essere presi d’assalto da centinaia di migliaia di profughi che oggi per un motivo o per l’altro non possono partire.