Ue. von der Leyen eletta alla presidenza della Commissione

di Guido Keller –

Gli europarlamentari si sono incontrati oggi nella sede di Strasburgo per avvallare con il voto la scelta del Consiglio europeo di assegnare ad Ursula von der Leyen la presidenza della Commissione in successione al belga Jean-Claude Juncker.
I capi di Stato e di governo hanno individuato nella popolare tedesca la linea europea fatta di equilibrio fra tenuta dei conti pubblici e dinamismo, come pure di garanzia di quei valori europei che rendono lo spazio dell’Unione Europea unico sul pianeta per quanto riguarda il rispetto dei diritti civili e la solidarietà sociale.
Per essere eletta von der Leyen aveva bisogno di 374 voti, ed alla fine ne ha ottenuti 383, solo 9 di scarto, per cui sono stati fondamentali i 14 del Movimento 5 Stelle che ha votato in dissonanza rispetto agli alleati di governo della Lega.
A caldo la nuova presidente della Commissione ha dichiarato che “nella democrazia la maggioranza è maggioranza”, ed ha ringraziato chi le ha dato fiducia.
Nel suo intervento prima del voto ha affermato che “per me una sola cosa è importante: l’Europa va rafforzata, e chi la vuole completare mi avrà dalla sua parte, mentre chi la vuole indebolire troverà in me una dura nemica”.
Ha poi spiegato l’intenzione di ricorrere “a tutta la flessibilità permessa dalle regole del patto di stabilita”, ed ha indicato una linea in controtendenza rispetto a quella di Donald Trump: “Noi – ha affermato – vogliamo il multilateralismo, il commercio libero, noi difendiamo un ordine impostato sulla legge perché sappiamo che è il modo migliore per noi. Ma se vogliamo seguire la strada europea dobbiamo innanzitutto riscoprire la nostra unità”. Flessibilità quindi, perché “l’economia deve essere a servizio delle persone, non sono le persone a dover essere al servizio dell’economia”. E su questo ultimo punto è stata chiara nell’annunciare l’introduzione del salario minimo.
La pasionaria tedesca ha detto di puntare “all’unione dei nostri mercati monetari”, come pure al sostegno delle piccole e medie imprese attraverso un più facile accesso al credito nel quadro di un mercato unico, ed ha garantito l’impegno a far pagare le tasse alle grandi corporation che utilizzano lavoratori ed tecnologia europei per portare fuori i profitti.
Contro le aspettative i Verdi hanno votato contro von der Leyen poiché il passaggio sul clima / ambiente è apparso loro debole: nonostante la candidata abbia affermato di voler puntare su un “Green Deal per l’Europa entro i primi cento giorni di presidenza”, ha sostenuto che “per spendere” anche in materia di ambiente “dobbiamo prima guadagnare”. Ha tuttavia insistito sul proposito di impegnarsi per l’abbattimento entro il 2050 di metà delle emissioni di gas serra, come pure nel progetto di “trasformare la banca per gli investimenti europei in una banca per il clima”.
von der Leyen ha ribadito che “Il Mediterraneo è diventato una delle frontiere più letali al mondo”, e che “In mare c’è l’obbligo di salvare le vite”, “un valore che deriva dai trattati e che va osservato”. Ha parlato della necessità di riformare l’intesa di Dublino come pure di intensificare la lotta ai trafficanti di uomini, di contrastare l’immigrazione illegale e di favorire l’apertura di corridoi umanitari per i profughi.
In materia di Brexit ha “deplorato ma rispettato” la scelta della Gran Bretagna di lasciare l’Ue, ma siccome è necessita un’uscita ordinata e coordinata, si è detta disposta a “concedere un’ulteriore proroga nel caso servisse per evitare esiti gravi”.
Contro von der Leyen si sono pronunciati i leghisti di Matteo Salvini ed i loro compagni di partito europeo dei sovranisti (Efdd, Alleanza Europea dei Popoli e delle Nazioni), ma il loro peso specifico nel Parlamento europeo è pressoché nullo, specie dopo che gli “amici” di Matteo Salvini gli hanno girato le spalle, a cominciare dall’ungherese Viktor Orban il quale ha lavorato per non essere buttato fuori dal politicamente più redditizio Ppe.
Nonostante i voti assicurati di Ppe – 180 seggi, S&D – 145 e Alde – 109 su un totale di 750, la candidatura di von der Leyen non era affatto blindata in quanto vi ancora chi alla Commissione avrebbe voluto l’olandese Frans Timmermans.