Uganda. La Corte Costituzionale ha respinto una petizione che chiedeva di annullare una legge anti-gay

di Alberto Galvi

La Corte costituzionale ugandese ha respinto una petizione che chiedeva di annullare una legge anti-gay fortemente condannata a livello internazionale in quanto una delle più dure al mondo. La Corte ha ritenuto che alcune sezioni della legge violavano il diritto alla salute ed erano incompatibili con il diritto alla privacy e alla libertà di religione, ma non ha bloccato né sospeso la legge.
La decisione della Corte spingerà la vita dei gay ugandesi a essere ancora più difficile. La legislazione è stata adottata a maggio, scatenando indignazione tra la comunità gay e tra gli attivisti per i diritti umani, le Nazioni Unite e le nazioni occidentali. L’Anti-Homosessuality Act 2023 impone pene fino all’ergastolo per le relazioni consensuali tra persone dello stesso sesso e contiene disposizioni che rendono l’omosessualità aggravata un reato punibile con la morte.
L’impianto legislativo viola gli impegni assunti dall’Uganda ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani, compresa la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. La Corte costituzionale ha iniziato a esaminare il caso a dicembre.
L’Uganda è un paese conservatore e prevalentemente cristiano, è ben noto per la sua intolleranza verso l’omosessualità, criminalizzata in più di 30 dei 54 paesi africani. Alcuni africani lo vedono come un comportamento importato dall’estero e non come un orientamento sessuale ed affettivo.