Ungheria. L’antieuropeismo ipocrita di Orbàn

di Andrea Cantelmo

Il 23 ottobre in Ungheria non è una data come le altre: in questo giorno viene commemorata l’inizio dell’insurrezione di Budapest contro il potere dell’Unione Sovietica nel 1956. La rivolta durò per quasi 20 giorni e fu repressa in modo violento dall’intervento armato delle truppe sovietiche guidate dal maresciallo Ivan Konev.
Il primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orbàn, in un discorso pubblico in onore della rivoluzione ungherese ha messo sullo stesso piano l’occupazione dell’Urss, durata diversi decenni, all’appartenenza all’Unione Europea odierna. Il leader ungherese ha accusato Bruxelles di tentare di eliminare l’identità e le peculiarità dell’Ungheria e di cercare di imporre un modello di democrazia liberale che il popolo ungherese non accetta. Di fatto – sempre secondo Orbàn – l’Unione Europea adotta metodi comparabili a quelli usati da Mosca ai tempi della dominazione sovietica. “I tentativi dell’Ue di imporre le proprie politiche e convinzioni ricordano i tempi sovietici. E’ vero che la storia si ripete sempre due volte: la prima in tragedia la seconda in farsa. Fortunatamente Bruxelles non è Mosca. Mosca era una tragedia, mentre oggi Bruxelles è una parodia”, ha dichiarato Orbàn durante il suo discorso tenuto durante la commemorazione della rivolta ungherese in chiave anti-sovietica del 1956.
Ancora una volta quindi il premier dell’Ungheria non ha risparmiato colpi all’Unione europea, a testimonianza di un rapporto mai così in bilico come in questo periodo. La continua sfida di Orbàn ai vertici europei si era arricchita già domenica di un nuovo capitolo a seguito dell’annuncio di Alexey Miller, Ceo di Gazprom, con cui ha spiegato che Budapest amplierà le importazioni di gas russo a partire da quest’inverno. Azioni in totale controtendenza rispetto al disimpegno degli altri Paesi membri dell’Ue verso l’acquisto di combustibili fossili da Mosca.
Il braccio di ferro tra Bruxelles e Budapest dura ormai da anni, ma negli ultimi mesi ha raggiunto apici mai toccati prima. L’acredine di questo periodo probabilmente nasce dal mancato accordo per sbloccare i fondi Ue (27,8 miliardi di euro) destinati all’Ungheria e congelati nei mesi scorsi a causa di una violazione delle norme europee sullo Stato di Diritto da parte del governo di Orbàn. Il sovranismo del leader ungherese, caratterizzato da provocazioni volte ad accendere l’animo nazionalista del popolo e dal riavvicinamento (se mai c’è stato un allontanamento) con la Russia di Putin per l’acquisto delle materie prime, sembra essere volto esclusivamente a spingere l’Unione Europea a sbloccare i fondi per Budapest per evitare di compromettere le relazioni con un alleato strategico, soprattutto in questa fase storica. In conclusione, si tratta di un antieuropeismo totalmente falso e ipocrita, portato avanti da un personaggio che sa benissimo che la crescita economica del suo Paese è praticamente legata alle politiche di coesione dell’Ue, come dimostrano i dati degli anni passati.