USA. Il papa chiede lo stop delle pene capitali. Ma è inascoltato: giustiziata uxoricida

di C.Alessandro Mauceri

pena di morteSu alcuni giornali oggi sono apparsi titoli che inneggiavano agli effetti positivi della lettera di papa Francesco con la quale chiedeva l’annullamento o la sospensione delle esecuzioni capitali negli Usa. Alcuni hanno parlato di “ricadute concrete dell’impegno del pontefice contro la pena di morte”. Anche la Comunità di Sant’Egidio aveva commentato la notizia asserendo che “L’appello del Papa contro la pena di morte negli Usa sembra iniziare a dare i suoi frutti”.
La realtà però è ben diversa. Kelly Gissendaner condannata a morte per aver ucciso il proprio marito, è stata uccisa con una iniezione letale martedì scorso. È stata la prima esecuzione capitale in Georgia da oltre mezzo secolo. E altre due condanne a morte, sempre nei “civilissimi” Usa, sono state sospese, ma non perché erano state accolte le preghiere del Pontefice, bensì per un motivo più “tecnico”: in Virginia l’esecuzione che avrebbe dovuto essere eseguita nella notte tra mercoledì e giovedì è stata soltanto sospesa. Un giudice federale, infatti, ha ordinato il rinvio per dare il tempo ad alcuni esperti di verificare se i farmaci che avrebbero dovuto essere utilizzati per l’iniezione letale, rispettavano la normativa vigente (in particolare l’acetato di potassio). L’esecuzione di Richard Glossip, condannato a morte in Oklahoma, quindi e stata solo rinviata al 6 novembre, come ha annunciato lo stesso governatore dello stato Mary Fallin.
Stessa cosa per quanto riguarda l’esecuzione di Alfredo Prieto, serial killer con disturbi mentali: anche per lui, il giudice ha ordinato la sospensione temporanea della esecuzione.
La verità è che negli Usa si assiste ad un triste e preoccupante aumento delle esecuzioni capitali. Dal 1977 (anno in cui gli Usa hanno ripreso le esecuzioni capitali) ad oggi sono state oltre 8000 le sentenze di morte emesse dai giudici americani e oltre 1400 quelle eseguite.
La lettera che papa Francesco aveva fatto consegnare al governatore dell’Oklahoma, in cui si chiedeva clemenza per Kelly Gissendaner, purtroppo, non ha sortito alcun effetto né in questo stato né nel resto degli Usa.