Usa. Si allarga il Russiagate: “Wv” stava organizzando un incontro di Trump con Putin

di Guido Keller –

Non si esaurisce il Russiagate, che potrebbe addirittura portare all’impeachment del presidente Donald Trump. Anzi, continua ad alimentarsi, oggi con un nuovo colpo di scena: la Cnn ha riportato una mail risalente al giugno 2016 e scritta da “Wv” a Rick Dearborn, ex consigliere del candidato repubblicano e oggi vice capo dello staff del presidente Usa, nella quale vengono indicati gli sforzi per organizzare un incontro di Trump con il capo del Cremlino, Vladimir Putin. Iniziativa alla quale Dearnorn si mostra scettico, precisa la fonte della Cnn.
A scovare la mail sono stati gli investigatori incaricati di fare luce sul Russiagate, ma man mano che emergono indizi e prove si delinea un quadro che porta a pensare che i contatti ci furono, dopodiché – ma qui manca ancora un anello – ci sarebbe stato l’attacco hacker russo ai computer dei democratici. Hillary Clinton fino ad allora era in testa di 9 punti su Trump, ma le oltre 20mila email divulgate portarono alla luce un’operazione del comitato centrale del Partito Democratico, che avrebbe dovuto essere neutrale, volta a screditare il candidato alle primarie Bernie Sanders a vantaggio dell’ex segretario di Stato. Da allora per Clinton fu una discesa inarrestabile.
Tutto ruota attorno a quei giorni di inizio estate 2016. Allora il ministro alla Giustizia Jeff Sessions, ora autosospesosi, avrebbe avuto secondo l’Fbi almeno tre incontri con l’ambasciatore russo Sergey I. Kislyak. Sessions ha negato la cosa, ma gli inquirenti hanno fatto sapere di avere le prove di quanto affermano.
Quando Sessions era senatore aveva scelto come capo del proprio ufficio Rick Dearborn, che poi si era impegnato per la campagna elettorale di Trump, e potrebbe essere stato lui a combinare gli incontri dell’allora senatore con l’ambasciatore russo.
In quel periodo, ma anche dopo che Trump era entrato alla Casa Bianca, l’effimero consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Flynn avrebbe addirittura promesso all’ambasciatore russo Kislyak l’eliminazione delle sanzioni al suo paese.
Poi c’è Donald Trump Jr., che il 9 giugno 2016 ha incontrato l’avvocata russa Natalia Veselnitskaya, considerata vicina al Cremlino, per ottenere informazioni utili a screditare in campagna elettorale la concorrente democratica Hillary Clinton. Erano addirittura “avidi” di informazioni, ha detto Veselnitskaya in un’intervista alla Nbc. Con il figlio di Donald Trump erano presenti il responsabile della campagna elettorale, Paul J. Manafort e il suo genero, Jared Kushner. Questi aveva rapporti anche con Serghei Gorkov, capo della banca russa Vneshecononmbank, vicina al Cremlino e nell’elenco degli obiettivi delle sanzioni.
Manafort già nell’agosto 2016 si era dimesso dal suo ruolo di responsabile della campagna elettorale del candidato repubblicano in quanto risultato essere stato sul libro paga del partito filorusso dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, per delle consulenze da 12,7 milioni di dollari che interessarono il periodo dal 2007 al 2012. Una montagna di denaro evasa, ma anche tanto imbarazzo per l’allora candidato repubblicano: gli inquirenti ucraini avevano informato che da una loro inchiesta su società utilizzate dal cerchio magico di Yanukovich per mantenere un lussuoso stile di vita era saltato fuori un affare di 18 milioni di dollari per vendere partecipazioni della tv via cavo ucraina a una società creata in partnership tra lo stesso Manafort e un oligarca russo, Oleg Deripaska, vicino al presidente russo Vladimir Putin.
Ora gli occhi degli inquirenti sono puntati su Wv, nome in codice che compare nella mail spedita da Rick Dearborn: lo scandalo del Russiagate si allarga, mentre la popolarità di Donald Trump cola a picco.