Venezuela. Ue, ‘via le sanzioni se ci sarà voto libero nel 2024’

di Francesco Giappichini –

In un incontro a margine del III vertice della Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici e dell’Unione Europea, in corso a Bruxelles, è emersa con chiarezza la volontà europea di rimuovere le sanzioni contro il Venezuela, se si terranno elezioni presidenziali libere e democratiche entro il ’24. Non è stato messo sinora nulla per iscritto, ma un’offerta in tal direzione, da parte dei leader europei, si è evidenziata in forma inequivocabile. Lo ha annunciato lo stesso Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza: è stato «un tentativo di riavvicinamento», e se è vero che «non sono venute fuori numerose intese, è stata tuttavia una buona iniziativa per mettere il problema sul tavolo».
Andiamo però con ordine. L’incontro, che ha sancito la ripresa del negoziato tra Governo e opposizione, ha visto la partecipazione di mediatori e protagonisti di primo piano. Oltre a Borrell, erano presenti il presidente della Francia, Emmanuel Macron, la vicepresidenta ejecutiva de Venezuela (oltre che ministra de Economía, finanzas y comercio exterior) Delcy Rodríguez, il capo delegazione della Plataforma unitaria democrática de Venezuela (Puede), Gerardo Blyde, il capo dello stato brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva (fedelmente assistito dal capo dell’Assessoria especial da presidência da república, Celso Amorim), l’omologo colombiano Gustavo Petro, e quello argentino Alberto Fernández.
Scendendo nei particolari, Bruxelles ha chiarito che il percorso per normalizzare i rapporti col Paese caraibico deve essere accompagnato da altre due esigenze fondamentali: il rilascio dei detenuti per motivi politici, e il diritto, per ogni leader politico di opposizione, di candidarsi. Il mini-vertice, al di là delle foto opportunity, è stato giudicato importante, da parte degli analisti. Si viene infatti a superare una lunga fase d’impasse, successiva alla brusca interruzione del dialogo, nei mesi scorsi. Una rottura suggellata in febbraio dallo stesso presidente venezuelano, Nicolás Maduro («Non dialoghiamo con gli imbroglioni»), che escluse ogni ripresa dei negoziati fino a che non fossero rispettati gli accordi raggiunti in Messico.
Il riferimento è alla presunta violazione di quanto concordato tra Governo bolivariano e la Plataforma unitaria democrática nel corso della «Mesa de diálogo», celebratasi nel novembre ’22 in Messico. Un percorso di pacificazione che pare promosso in primis dall’inquilino di Palazzo Miraflores. Come dimostra la circostanza che la stessa Rodríguez, non appena giunta al III vertice Celac-Ue, ha esortato a revocare le sanzioni. Non solo quelle che colpiscono il Paese intero, ma c’è da supporre, anche le restrizioni che riguardano lei stessa: il divieto d’ingresso nell’Unione europea, e il congelamento dei beni negli Stati membri. Così, dopo lo sbarco a Bruxelles, ha dichiarato di essere arrivata «con la grande speranza di portare il messaggio del Venezuela, la revoca del blocco criminale contro il nostro Paese. Quindi portiamo dal presidente Nicolás Maduro un messaggio di pace, armonia, cooperazione, che deve essere la strada che accompagna e che guida i nostri Paesi». Parole in controtendenza rispetto alle affermazioni dell’ex presidente dell’Assemblea nazionale del Venezuela, Juan Guaidó. A suo giudizio, ci troviamo «in uno scenario pre-Nicaragua», e sono urgentemente necessarie ulteriori sanzioni da parte della comunità internazionale, per tutelare le primarie dell’opposizione.