Yemen. I sauditi chiudono i corridoi umanitari e usano le bombe a grappolo del Massachuetts

di Vincenzo Abbatantuono

Yemen houthi bombardamento“Le Nazioni Unite incontrano molte difficoltà a far giungere nello Yemen aiuti umanitari. Sia i ribelli Huthi sia la coalizione sostenuta dall’Arabia Saudita cercano di ostacolare l’arrivo di cibo e medicinali”. Lo ha denunciato il responsabile competente Stephen O’Brien davanti al Consiglio di sicurezza al Palazzo di Vetro di New York.
E’ lo stato dell’arte nello Yemen, teatro di un conflitto che vede contrapposti da anni i salafiti cresciuti e addestrati nelle madrasse isitituite sin dagli anni Ottanta grazie ai copiosi finanziamenti sauditi (una su tutte la “Dar al Hadith”, creata negli anni Ottanta dal leader religioso Sheikh Mubel al-Wadie e oggi uno dei principali centri della corrente salafita del sunnismo nella regione, che ospiterebbe tuttora tra i 7 mila e i 10 mila studenti, una parte dei quali stranieri), e gli zaiditi al-Houthi, un gruppo di combattenti formatosi nel 2004 per lottare contro il potere centrale dell’allora presidente Saleh, sunnita, sostenuto dagli americani e in carica per tre decenni.
“Houthi”, per la cronaca, non è un nome religioso, ma deriva da quello del loro leader Hussein Badreddin Houthi, fratello dell’attuale carismatico capo del gruppo, Abdul Malik Houthi.
Gli Houthi sono infatti espressione degli Zaidi, una setta sciita alla quale appartiene circa il 20-30% della popolazione del Paese, fortemente radicata nel Nord. Sunniti contro sciiti, quindi, nello Yemen come in Siria, dove il conflitto regionale tra Iran e Arabia Saudita registra in questi giorni momenti di forte drammaticità, dal momento che esistono serie possibilità che almeno uno degli attori, Turchia in primis, si faccia prendere la mano per un eccesso di frenesia e per la rapidità con cui la Russia, forte dei suoi successi sul campo, possa stravolgere i fin qui complicati e fragili equilibri geopolitici.
Mentre Usa e alleati sunniti denunciano per “crimini contro l’umanità” la Russia, colpevole, secondo loro, di colpire impunemente ospedali e scuole ad Aleppo, in Yemen la stessa Msf, il cui ospedale è stato recentemente colpito nella città siriana, insieme ad Amnesty International e Human Rights Watch accusano i sauditi e la loro coalizione di utilizzare bombe a grappolo di fabbricazione Usa nei centri abitati yemeniti, violando platealmente le più elementari leggi di guerra, come
denuncia espressamente oggi Human Rights Watch sul suo sito web. Una delle bombe a grappolo raccolte in Yemen è il CBU-105 SFW, un’arma prodotta dall’azienda del Massachuetts Textron Systems Corporation, arma il cui utilizzo è espressamente vietato nei centri abitati dalle leggi americane.
Nell’altra carneficina in corso, quella siriana, intanto non si lesinano violazioni dei diritti umani, solo che i responsabili di tali violazioni, nel caos vigente, con più Paesi intenti a sorvolare e bombardare i rispettivi nemici o presunti tali, sono di più difficile identificazione, lasciando alla “bontà” dei commentatori, alcuni dei quali assai distanti dal teatro delle operazioni, il compito di imbeccare le principali agenzie di stampa mondiali, attivando un meccanismo diabolico di disinformazione che non giova ai civili coinvolti sul campo e al conseguimento della verità sui massacri. Sopra tutto e tutti brilla l’assenza dell’Onu, ormai del tutto incapace di assurgere ad arbitro di sanguinose guerre che non ha avuto la capacità né di prevenire né di intercettare per tempo, lasciando alle singole potenze il compito di fungere da incendiario e pompiere.
Per questo non può non apparire inutilmente melodrammatico lo sdegno di O’Brien per la mancanza di corridoi umanitari nello Yemen, scacchiere secondario nella Grande Guerra tra Arabia Saudita e Iran e tra Usa e Russia.