Yurii Colombo, ‘Putin, il despota senza eredi’

'Difficile immaginarlo rovesciato dai militari, sarà liquidato dalla nomenklatura'.

a cura di Gianluca Vivacqua

Governerà la Russia vita natural durante o sarà un rivolgimento violento a spodestarlo, dopo più di vent’anni di potere assoluto? Tra le due opzioni ci sarebbe anche, possibile ma abbastanza improbabile, una terza via: una disfatta, democratica, per mano dei cittadini russi alle urne. Vladimir Putin: come volgerà al termine la sua lunga stagione? E come sarà il dopo, per la Russia, per il resto del mondo, e per la Russia nei confronti del resto del mondo? Ci sentiamo di immaginare che a Mosca come a San Pietroburgo come a Vladivostok ci sarà (potrebbe esserci) del caos, però forse meno sorprendente di quello che seguì il dopo-Gorbaciov. Ma non è che un’ipotesi, naturalmente; di cui discutiamo, insieme con tutti gli altri scenari, con Yurii Colombo, giornalista on paper (firma, per molti anni, del “Manifesto”) e on line, che in Russia vive da parecchio tempo. Al presidente russo ha dedicato i saggi “La sfida di Putin. Come cambierà la Russia” (Manifestolibri, 2018), e “La Russia dopo Putin” (Castelvecchi, 2022), con prefazione del professor Toni Negri.

– Colombo, innanzitutto quali le previsioni per le imminenti elezioni politiche in Russia?
“Abbastanza scontate, se vogliamo parlare del voto in sé e per sé. Non ci sono all’orizzonte avversari credibili alternativi a Putin. Per esempio il Partito comunista della Federazione russa, che tradizionalmente è il partito che incassa più suffragi sia alle elezioni parlamentari che alle presidenziali, ha presentato un 75enne (Nikolay Kharitonov, ndr) già al secondo tentativo. Quello del partito liberal-democratico, poi, neppure si sente all’altezza, lo ha già ampiamente dichiarato, di poter competere col presidente uscente (parliamo di Leonid Slutsky, ndr). Una nota di maggiore interesse sembra aggiungerla alla tenzone il candidato liberal (Davankov, ndr), ma mi sembra che lo scenario sia quello di una truppa di concorrenti destinata a fare da corona a un plebiscito annunciato. Il problema comunque non è tanto l’esito del voto, quanto il fatto che in Russia avere il potere significa, da sempre, essere in bilico. Basti pensare alla clamorosa vicenda del tentato golpe Prigozhin. La previsione che in tutta coscienza mi sento di fare è che a Putin non seguirà il putinismo”.

– E come sarà allora la Russia del futuro, al tramonto dei sogni di grandezza di Putin?
“Iniziamo dal vedere cosa non potrebbe esserci. Non ci sarà uno Stato a trazione militare, perché non c’è più, e da molto tempo, l’autonomia politica dell’esercito. Questo esclude che Putin possa essere rovesciato da un colpo di Stato in grigioverde: se golpe deve essere, potrebbe maturare piuttosto all’interno del partito, con un interessamento tutt’altro che superficiale da parte delle élite economico-finanziarie. Come potrebbe un putiniano gestire un nuovo corso politico che, per forza di cose, dovrà mettere al centro la ricucitura dei rapporti con l’Ue e col mercato Ue?”.

– Qual è secondo lei l’effettiva visione putiniana della Russia? Per Putin la Russia è più Europa o più Asia?
“Putin sa bene che la Russia ha un animo europeo fino al midollo. E fino al midollo occidentale. Quando si parla o si straparla di asse strategico con la Cina, si dimentica che in Russia c’è un razzismo profondo e atavico nei confronti dei cinesi. Ed è un fatto poi che Mosca e Pechino non riuscirono ad andare d’accordo neppure ai tempi del comunismo. Più che come un alleato, Putin vede la Cina come un grande territorio da colonizzare. Anche se subisce fortemente la fascinazione del modello cinese: tanto da informare a esso la sua costruzione statale, regime monopartitico con un mercato che può funzionare anche senza democrazia”.

– Per lei è fondato il timore che, una volta piegata l’Ucraina (ammesso che ciò avvenga), Putin possa volgersi contro altri Paesi europei? Non le sembra in realtà che, una volta concretizzato il sogno della riunificazione delle tre maggiori componenti dell’ex Urss (Russia, Bielorussia e Ucraina) Putin voglia fare piuttosto della Russia una grande potenza espansionistica in Asia? Più Gengis Khan, in fondo, che Hitler o Napoleone?
“Mi sembra che un’effettiva espansione russa in occidente sia impedita da un profondo e sedimentato sentimento antirusso: proprio la guerra in Ucraina è la dimostrazione di questo. Doveva essere una passeggiata e invece la pratica si è trasformata in un ginepraio inestricabile. Ma è chiaro che la Russia è sempre stata una grande potenza colonialista. Ha una naturale tendenza ad allargare i propri confini naturali, sia a ovest che a est, e a percepirsi come impero. Resta però un gigante dai piedi d’argilla, o un’aquila con le ali quasi del tutto tarpate. Oggi, come sempre, è costretta a fare i conti con la sua realtà economica: parliamo infatti di un Paese che ha più o meno lo stesso prodotto interno dell’Italia. Questo pesa sui sogni di gloria, eccome”.

– In un dopo-Putin come potrebbero cambiare i rapporti Russia-Ue e Russia-Cina? Vedremo mai una Russia dentro l’Unione Europea?
Oggi come oggi quest’ultimo punto sembra una chimera. È un fatto, però, che se l’Unione vuole recitare quel ruolo mondiale che si prefigge, a livello politico, non può prescindere dalla Russia. Né tantomeno può farlo dal punto di vista economico, con tutte le risorse che la Russia può metterle a disposizione.
La Cina pensa già in prospettiva, e nel suo orizzonte, alla lunga distanza, c’è lo scontro con gli Stati Uniti. Ha bisogno di alleati utili per prepararsi a questo confronto, e uno di essi è certamente la Russia. Più dell’India, forse. Che a Putin interessa più di quanto interessi a Xi”
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