di Alberto Galvi –
Per l’ex presidente peruviano Pedro Castillo sono stati formalmente richiesti da una procura 34 anni di carcere. Castillo è stato drammaticamente rimosso dall’incarico e arrestato dopo il suo tentativo di sciogliere il Congresso alla fine del 2022. L’ex presidente, la cui rimozione ha scatenato mesi di proteste violente che hanno colpito il settore chiave minerario, rimane in custodia cautelare.
Castillo è accusato di aver effettuato un colpo di Stato. E’ stato eletto nel 2012, è stato il primo leader del Perù senza legami con le élite ed è stato acclamato come il primo presidente povero del paese. Castillo è nato in un piccolo villaggio dove ha lavorato come insegnante per 24 anni, è salito alla ribalta guidando uno sciopero nazionale.
Nel periodo di presidenza Castillo si è trovato impegnato in una lotta di potere con il Congresso guidato dall’opposizione, ed è stato accusato dal procuratore generale di essere a capo di un’organizzazione criminale che coinvolgeva la sua famiglia e i suoi alleati e che distribuiva appalti pubblici in cambio di denaro.
Prima della sua rimozione nel dicembre 2022, Castillo aveva affermato che lo scopo di sciogliere “temporaneamente” il Congresso era quello di “ristabilire lo Stato di diritto e la democrazia” nel paese. Tuttavia i politici dell’opposizione hanno affermato che la decisione fosse contraria alla costituzione del Perù e il Congresso ha votato a stragrande maggioranza per rimuoverlo dalla posizione di vertice.
Castillo ha sostenuto di essere stato vittima di una cospirazione politica tra l’opposizione di destra e il procuratore generale. E’ stato sostituito dalla sua vicepresidente, Dina Boluarte, che ha dovuto affrontare proteste poiché alcuni le chiedevano di dimettersi e di indire elezioni anticipate.
Negli scontri con le forze di sicurezza sono rimaste uccise circa 50 persone. Boluarte sta affrontando un’indagine sulla morte dei manifestanti, ma mantiene l’immunità fino alla fine del suo mandato nel 2026.