2024: il rischio di un nuovo conflitto mondiale tout court

di Marco Corno

Gli storici dei prossimi decenni probabilmente definiranno l’attuale periodo storico una nuova guerra mondiale che tutt’oggi è ancora in una fase di evoluzione. La pandemia di Covid-19 è stata un acceleratore geopolitico di eventi già in corso nei decenni precedenti che ha “catapultato” l’umanità in una nuova era, avvicinando pericolosamente al nostro presente degli eventi che prima della pandemia erano ancora lontani. Il 24 febbraio 2022 verrà ricordato come la data di inizio ufficiale della terza guerra mondiale che dall’Ucraina si è propagata in tutto il mondo. Nel solco di questo cambio d’era, il 2024 si prospetta essere un anno pieno di tensioni e di grandi cambiamenti geopolitici. La destabilizzazione dell’ordine internazionale è oramai fuori controllo e alla guerra russo-ucraina e israelo-palestinese se ne potrebbero aggiungere altre. Destabilizzazione determinata anche dalla crisi dell’egemonia statunitense nel mondo a cui si aggiunge una polarizzazione interna che divide sempre di più gli americani in due fazioni (democratici e repubblicani), i quali reclamano la propria visione degli USA e vedono nell’altra il proprio nemico mortale. Situazione delicata che mette gli Stati Uniti di fronte ad una sfida geopolitica molto ardua: mantenere il ruolo di super potenza nel mondo, occupandosi allo stesso tempo dei propri tumulti interni.
Scenario che apre spazi di manovra a nuove e vecchie potenze che, approfittando della debolezza dell’egemone, cercano di ritagliarsi un ruolo più importante nell’ordine internazionale. Non solo super potenze come Russia e Cina e potenze regionali ostili come Iran, Corea del Nord e Venezuela, ma potenze alleate come Polonia, Regno Unito, Giappone, Corea del Sud e Turchia sembrerebbero cercare di cambiare gli equilibri nelle rispettive regioni a proprio vantaggio, sempre però con il placet regio statunitense. Il 2021 è stato un anno spartiacque per la storia della super potenza USA a causa di due fatti: l’assalto a Capitol Hill da parte dei manifestanti pro-Trump del 6 gennaio e il ritiro nel mese di agosto dell’esercito statunitense dall’Afghanistan. Due eventi hanno fatto credere agli altri stati che si fosse di fronte ad una svolta storica della quale bisognava essere protagonisti.
Lo scoppio della guerra russo-ucraina e l’attuale conflitto in Medio Oriente sono una diretta conseguenza anche di quanto successo due anni fa. Due conflitti che, visto l’alto valore geopolitico, rischiano di trascinare il mondo in un nuovo conflitto mondiale tout court.
La guerra russo-ucraina è arrivata ad un punto di apparente stallo, ma probabilmente destinata a proseguire per qualche anno. Nel 2023 il fronte è stato caratterizzato per tutto l’inverno dalla sanguinosissima battaglia di Bakhmut, vinta dal gruppo russo Wagner di Prigozhin, e dalla contro-offensiva ucraina d’estate (giugno-settembre 2023) che però non ha dato i risultati sperati, ottenendo principalmente qualche piccolo avanzamento intorno a Robotyne, nell’oblast di Zaporizhzhya. Nonostante l’impasse, né la Russia né l’Ucraina e nemmeno l’occidente sono disposti a negoziare una pace e tantomeno una tregua a causa della presenza di interessi strategici così diversi che qualsiasi soluzione diplomatica sembra al momento impossibile. La notizia della mobilitazione da parte russa di altri 1,5 milioni di uomini fino al 2026 e di 450 mila uomini da parte ucraina quest’anno sono il segnale della volontà di entrambe le parti di continuare il conflitto fino a quando uno dei due non soccomberà. La partita ucraina è diventata così esistenziale con lo scorrere del tempo che nessuna delle parti può permettersi di perdere e questo stato di cose apre a degli inquietanti scenari, indipendentemente da chi dovesse trionfare o fallire. Se la Russia dovesse perdere il controllo dei territori conquistati dal 2022 e la Crimea, il ricordo all’uso di arme nucleari tattiche sul suolo ucraino per un’ultima disperata difesa è un’opzione perché una sconfitta russa in Ucraina equivale ad una sconfitta contro gli Stati Uniti e la fine di Mosca come super potenza. Ma se il fronte ucraino dovesse crollare e l’esercito russo nei prossimi anni dovesse riuscire ad arrivare a Kiev allora il coinvolgimento di paesi come la Polonia e di alcuni paesi NATO nel conflitto contro i russi è anch’essa una possibilità perché una resa ucraina significherebbe che tutte le risorse economiche, tecnologiche e militari fornite a Kiev da parte dell’occidente non sono servite a impedire a Mosca di raggiungere i propri obiettivi e ciò metterebbe in discussione la deterrenza e la superiorità bellica occidentale nel mondo.
La situazione geopolitica creatasi è il risultato inoltre di errori di calcolo commessi da entrambe le parti tra aprile e maggio del 2022, quando si era aperta una finestra temporale per un compromesso a seguito del ritiro dei russi dal nord-est dell’Ucraina per riposizionarsi a sud-est tra l’oblast di Kharkiv e Kherson, dopo il fallimento della presa di Kiev, che non è stata sfruttata da nessuno. Da parte russa sembrerebbe essere prevalsa la volontà di ottenere guadagni territoriali tramite l’uso della forza al fine di riscattarsi immediatamente dal fallimento della presa di Kiev, salvare il prestigio della potenza militare russa, escludendo l’utilizzo della diplomazia come strumento per ottenere concessioni territoriali. Da parte occidentale il fallimento del blitzkrieg russo potrebbe essere stato visto da Washington come un’opportunità per logorare la Russia in Ucraina e non come un modo per ristabilire un nuovo equilibrio europeo con il Cremlino in grado di prevenire lo scoppio di ulteriori conflitti.
Chiusasi la finestra temporale, la guerra russo-ucraina si è trasformata in un conflitto senza fine nella quale l’occidente è oramai così coinvolto che non ne può più uscire, neanche se volesse, e ha “consumato” una quantità immensa di risorse materiale ed economiche il cui logoramento comincia a pesare fortemente sulle capacità belliche dell’Ucraina. All’incertezza sull’esito del conflitto si aggiunge anche il fattore imprevedibilità. Il drone esploso sopra il Cremlino e il tentato golpe di Prigozhin (capo della Wagner) del 24 giugno 2023 dimostrano come una guerra di simili dimensioni possa sfuggire al controllo e avere delle ripercussioni imprevedibili su entrambi i fronti.
La guerra d’attrito imposta dai russi e la mancanza di risultati concreti da parte dell’esercito ucraino sul campo di battaglia hanno creato malcontento e divisioni nell’ultimo anno dentro il Congresso degli Stati Uniti, aggravate dalle profonda crisi interna, che è culminato con le dichiarazioni di John Kirby dell’11 gennaio, portavoce del Consiglio sulla Sicurezza Nazionale, sulla fine dei fondi per l’Ucraina che potrebbe essere una svolta del conflitto se i parlamentari repubblicani e democratici non dovessero trovare un nuovo accordo. Visto però l’alto valore geopolitico dell’Ucraina per gli Stati Uniti, i fondi necessari a Kiev, onde continuare la guerra contro Mosca, verranno in qualche modo trovati, chiedendo tuttavia al contempo un maggiore coinvolgimento degli alleati europei. Probabilmente in questo 2024 si assisterà ad un maggior impegno delle cancellerie europee nel sostegno militare a Kiev per compensare il parziale disimpegno statunitense che ha come sua priorità strategica il contenimento della Cina nel Sud-Est asiatico e attualmente perfino la guerra in Medio Oriente.
Il Medio Oriente è l’altra crisi che potrebbe sfuggire al controllo. La guerra israelo-palestinese si è trasformata in pochi mesi in un conflitto regionale che dal Libano si estende fino al Mar Rosso. L’uccisione del numero due di Hamas a Beirut, Saleh al-Arouri, di un importante esponente degli Hezbollah libanesi, Ali Hussein Burji, e i continui scontri a fuoco al confine tra Israele e Libano rappresentano un ulteriore innalzamento della tensione. L’attacco dei miliziani degli Houthi alle navi commerciali dirette in Israele e il raid di risposta anglo-americano in Yemen contro le loro postazioni militari sono de facto già di per sé un’estensione delle ostilità che nessuno riesce più pienamente a controllare e nel quale gli Stati Uniti sono sempre più coinvolti a fianco di Israele contro l’Iran e i suoi alleati regionali. Sebbene che sia Washington che Teheran non vogliano uno scontro diretto, limitandosi a fronteggiarsi nelle rispettive aree di influenza, cercando di indebolirsi reciprocamente, le probabilità che ciò accada con il protrarsi della proxy war nel tempo sono alte.
La situazione geopolitica internazionale è in rapida evoluzione e a queste due guerre se ne potrebbero aggiungere altre di uguale portata se non peggiore. La seconda guerra mondiale scoppiò nel 1939 ma divenne veramente globale nel 1941 con l’entrata in guerra degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. Se si dovesse applicare tale sviluppo degli eventi ai cambiamenti in atto dal 2022, il 2024 potrebbe essere l’anno della svolta, augurandosi che non sia così.