Venezuela. I 4 scenari elettorali

di Francesco Giappichini

Dopo l’interdizione della «precandidata» María Corina Machado, che secondo il Tribunal supremo de justicia (Tsj) de Venezuela non potrà presentarsi alle presidenziali del 2024, gli analisti hanno evidenziato i quattro scenari cui potrebbe andare incontro la politica locale. Un passo indietro. Con gli Accordi di Barbados il governo del presidente Nicolás Maduro accettava un voto presidenziale libero, in cambio dello stop alle sanzioni statunitensi. E cinque giorni dopo, il 22 ottobre, Machado ha stravinto le primarie per la Plataforma unitaria democrática (Puede), col 92,3 per cento delle preferenze. L’ex deputata guida così il partito liberale Vente Venezuela (Vv), porta avanti un’opposizione radicale al chavismo, e secondo l’ultimo sondaggio gode del 71,8% dei consensi, a fronte del misero 7,9 di Maduro.
Infine l’intervento a gamba tesa del Tsj, peraltro accusato di connivenza col governo, che ha confermato la decisione della Contraloría general de la República bolivariana de Venezuela: Machado è complice dell’amministrazione Guaidó, per corruzione e appropriazione indebita a danno di aziende statali; e ha altresì promosso l’embargo contro la Nazione. Veniamo però agli scenari che possono profilarsi, dopo l’interdizione di Machado per 15 anni dai pubblici uffici. Il primo è stato ribattezzato dalla stampa come la strategia «Hasta el final», per via dello slogan della sua campagna elettorale: «Que nadie lo dude, esto es hasta el final». Può cioè accadere che l’opposizione non ceda di un millimetro al Partido socialista unido de Venezuela (Psuv) e al Gran polo patriótico Simón Bolívar.
Un’ipotesi avvalorata dai tweet di Machado: «Maduro e il suo sistema criminale hanno scelto la strada peggiore: elezioni fraudolente». Scontro frontale insomma, con un’opposizione rinvigorita dalle pressioni verso Caracas. Che non si esauriscono col ripristino delle sanzioni commerciali da parte di Washington, come dimostrano le dure prese di posizione di Commissione europea e Parlamento europeo. L’esito dello scontro sarebbe però incerto, poiché il chavismo controlla gran parte degli enti locali e delle istituzioni centrali, e di fatto tutti i gangli del potere. Il secondo scenario consiste nella scelta di un altro candidato. Secondo i sondaggi, la posizione dell’elettorato che vuol farla finita con la Rivoluzione bolivariana, è chiara: sostegno strenuo alla Machado sì, ma solo sino a che ciò non implichi il boicottaggio del voto.
Prima cioè che la corda si spezzi, si dovrà indicare congiuntamente un’altra personalità; che dovrà aver sì il beneplacito della Machado, ma senza esser vista come una minaccia imminente dal regime. Anche perché secondo i sondaggi, una candidatura così decisa soffrirebbe un calo dei consensi solo minimale. La terza ipotesi ricalca invece quanto già accaduto mesi fa nello Stato di Barinas, ove le opposizioni hanno strappato il governo locale col quarto candidato presentato: sì, perché le Autorità hanno dichiarato l’interdizione degli altri tre politici che si erano candidati. Le opposizioni potrebbero cioè cercare di battere il regime di Maduro per sfinimento. Indicando cioè più candidati, sino a smascherare definitivamente il gioco sporco del governo. L’ultimo scenario è invece il peggiore per l’opposizione, e consiste nella sua spaccatura, (obiettivo a cui peraltro punta il Psuv). Può cioè accadere che i gruppi più radicali decidano il boicottaggio elettorale, mentre i settori più moderati presentino uno, o magari più candidati.