Azerbaijan. Il caso delle mine antiuomo, una questione umanitaria

di Dariush Rahiminia

La cosiddetta situazione post conflitto nel Caucaso meridionale continua ad essere una fonte di preoccupazione poiché, nonostante la Guerra Patriottica dell’autunno 2020 abbia posto fine al conflitto tra Armenia ed Azerbaigian, permettendo la liberazione dei territori occupati dall’Armenia per quasi 30 anni, e nonostante la Dichiarazione Tripartita firmata dai leader di Azerbaigian, Armenia e Federazione Russa nel novembre 2020 abbia cercato di normalizzare la situazione, la regione è ancora pericolosa a causa delle mine antiuomo anche di produzione armena presenti sul territorio.
La liberazione dei territori occupati dall’Armenia nel 2020 è stata un momento importante per l’intero popolo dell’Azerbaigian, soprattutto per i più di 750.000 sfollati interni (Internally Displaced People) che erano stati costretti ad abbandonare le loro case negli anni ’90. Dopo decenni di esilio, finalmente hanno avuto l’opportunità di tornare e ricostruire le loro comunità e la loro vita. Tuttavia, questa gioia è stata presto offuscata dalla presenza diffusa di mine antiuomo lasciate dall’Armenia, la quale ha continuato a piantare queste terribili armi nella regione del Karabakh utilizzando illegalmente il cosiddetto “corridoio di Lachin”. A supporto di ciò, si ricorda che dall’agosto 2022, in alcune parti dei distretti di Lachin e Kalbajar dell’Azerbaigian, sono state localizzate oltre 2.700 mine antiuomo costruite in Armenia nel 2021 – il che significa che sono state prodotte dopo la fine della seconda guerra del Karabakh.
Gli effetti di queste mine sono devastanti: da novembre 2020 ad oggi, hanno causato la morte di circa 50 persone e gravemente ferito oltre duecentocinquanta. La maggior parte delle vittime sono civili, tra cui ricordiamo i giornalisti Maharram Ibrahimov e Siraj Abishov. Infatti va fatto notare che oltre 1.600 di queste mine illegali sono state piazzate in zone civili e residenziali, rendendo questa regione dell’Azerbaigian una delle aree più contaminate al mondo da mine antiuomo.
Nonostante i tentativi ufficiali dell’Azerbaigian per richiedere informazioni sull’ubicazione delle mine, l’Armenia inizialmente ha negato di possedere tali informazioni e ha rifiutato di affrontare la questione. Nel mese di aprile 2021, un portavoce del ministero degli Affari esteri armeno ha persino definito la richiesta delle mappe da parte dell’Azerbaigian come un “falso programma”, lasciando intendere una falsa campagna di diffamazione. Tuttavia, circa due mesi dopo, il governo armeno ha ammesso ufficialmente di possedere effettivamente mappe delle mine antiuomo piantate nei territori azerbaigiani riconosciuti a livello internazionale e, il 12 giugno 2021, Yerevan ha inviato quella che, il giorno dopo, il primo ministro Nikol Pashinyan ha confessato essere una “piccola frazione delle mappe” – ammettendo così indirettamente di aver precedentemente mentito e facendo intendere di non voler consegnare le mappe complete.
Le cartine rilasciate dall’Armenia indicavano la presenza di 97.000 mine terrestri anticarro e antiuomo piantate dalle forze armene in uno solo dei distretti del Karabakh precedentemente occupati, Aghdam. Tuttavia, sebbene queste mappe dei campi minati rilasciate dall’Armenia coprano solamente il 5% di tutte le aree liberate, solo il 25% di esse si è dimostrato affidabile. Ad esempio, solo due mesi fa, ci sono stati due decessi: Israil Hasanov, di 24 anni, e Amid Hasanov, di 36 anni, entrambi a Aghdam. Nonostante ciò, Yerevan continua a rifiutarsi di consegnare le mappe corrette e quelle rimanenti, il che crea seri ostacoli per gli sforzi di ricostruzione dell’Azerbaigian.
Fortunatamente, la comunità internazionale non è rimasta impassibile di fronte a questa devastante situazione, poiché il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) sta attualmente collaborando con l’Agenzia nazionale dell’Azerbaigian contro le mine (ANAMA) per svolgere operazioni di sminamento e rimuovere tutte le armi esplosive dai territori liberati. All’inizio di febbraio 2023, sono stati bonificati complessivamente 64.000 ettari del Karabakh, rimuovendo 8.780 mine antiuomo, 4.133 mine anticarro e 14.950 altri tipi di ordigni inesplosi. Tuttavia, nonostante gli sforzi dell’ANAMA e dell’UNDP, la portata del problema rimane estremamente complessa e richiede un impegno continuo poiché la presenza di queste mine antiuomo nella regione costituisce sempre più una grave minaccia per la sicurezza e l’incolumità della popolazione.
È importante ricordare che è stata la Repubblica dell’Azerbaigian ad avviare il processo di normalizzazione delle relazioni interstatali con l’Armenia subito dopo la fine del conflitto. Basandosi sul riconoscimento reciproco e sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale reciproche all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti, rafforzando questi propositi attraverso la firma di un trattato di pace basato su questi principi. Tuttavia, anziché impegnarsi in buona fede nei negoziati su questa base, l’Armenia ha scelto di intraprendere una campagna basata sull’inganno e sul sangue dei poveri abitanti dell’Azerbaigian, che non desiderano fare altro che tornare nelle proprie dimore.
Per sensibilizzare l’opinione e per informare la popolazione italiana della gravità dei fatti che stanno causando questa crisi umanitaria in Karabakh, su iniziativa del senatore Marco Scurria, il 14 giugno 2023, alle ore 10, presso la Sala Caduti di Nassiriya del Senato della Repubblica, si è tenuta una conferenza stampa dal titolo “Una questione di diritto internazionale umanitario: il caso delle mine antiuomo in Azerbaigian” dove sono intervenuti sull’argomento diverse eminenti voci sia del mondo politico italiano – come lo stesso Sen. Scurria e il sen. Terzi di Sant’Agata, coordinati dal prof. Antonio Stango – che rappresentanti dell’Azerbaigian, come Musa Marjanlı, direttore della rivista “IRS-Heritage” e Niyaz İsmayilov, CEO della società “PASHA Life İnsurance”, che hanno tra l’altro presentato un volume dedicato alla situazione dello sminamento in Azerbaigian, e il Consigliere Elvin Ashrafzade dell’Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian nella Repubblica Italiana. I lavori della conferenza si sono svolti preceduti da un doveroso e commosso ricordo del Senatore Silvio Berlusconi, venuto a mancare il giorno precedente.