Bahrain. Proteste e nuovi arresti nella Primavera araba bagnata di sangue di cui nessuno parla

di Guido Keller –

E’ in corso da quasi due anni in Bahrain una Primavera araba di cui si parla assai poco, forse perché il paese conta soli un milione di sudditi del re Hamad bin Isa Al Khalifa e 200mila residenti stranieri, forse perché, per l’importante posizione strategica nel Golfo Persico, il paese è legato in modo molto stretto agli Stati Uniti.
Fatto sta che in 22 mesi di rivolta i manifestanti arrestati non si contano più, come pure di tanto in tanto arrivano notizie di occupanti delle piazze uccisi dalla polizia, ben 55 nel 2011.
Ancora in questi giorni le Forze di polizia del regno hanno sparato gas lacrimogeni ed usato violenza contro i manifestanti che hanno occupato la piazza del mercato tradizionale della capitale Manama e, come ha confermato il ministero degli Interni, sono stati operati “numerosi” arresti, tra i quali il noto attivista dei diritti civili, Yousef al-Muhafedha.
Il fermo di al-Muhafedha arriva pochi giorni dopo che un tribunale del Bahrein ha respinto un appello per la liberazione del direttore del Centro per i diritti civili, Nabeel Rajab, arrestato con l’accusa di aver incoraggiato “raduni illegali” e quindi condannato a tre anni di reclusione.
Alla base dei disordini nel paese vi sarebbero anche tensioni fra la popolazione sciita ed il governo del paese, in mano ai sunniti.