Bielorussia. Putin pronto a intervenire con ‘riserva di agenti’. Nonostante Lukashenko

di Enrico Oliari

Negli ultimi due giorni in Bielorussia le piazze sono tornate ad essere colme di manifestanti impegnati nella protesta per la controversa sesta elezione del presidente Alexander Lukashenko, il quale ha ufficialmente vinto il 9 agosto con l’80,23% delle preferenze battendo la concorrente 37enne Svetlana Tikhanovskaya.
Dopo la repressione della protesta con migliaia di arresti, morti e denunce di abusi, le grandi aziende bloccate dagli scioperi e la reazione della comunità internazionale con tanto di sanzioni dall’Ue, la protesta nel paese sembrava essere rientrata in limiti gestibili per le autorità, ma la recente ripresa delle manifestazioni ha portato il presidente russo Vladimir Putin a confermare sul canale Rossija 14 che “Non siamo indifferenti a ciò che sta accadendo in Bielorussia: è il Paese a noi più vicino. Su richiesta di Aleksandr Grigorievich (Lukashenko), ho formato una riserva di agenti delle forze dell’ordine che possono andare in Bielorussia, ma finora non ce n’è bisogno”.
Putin ha bisogno di una Bielorussia nell’orbita del Cremlino come stato cuscinetto tra il suo paese e l’occidente di Ue e Nato, ma i rapporti con Lukashenko non sono mai stati dei migliori. Tanto per dire, il presidente bielorusso aveva proposto l’annessione della Bielorussia alla Russia in cambio di un’alternanza alla presidenza di lui con Vladimir Putin, ma in passato vi sono state da Minsk scomode (per Mosca) aperture all’occidente.
Poco prima delle elezioni le autorità bielorusse avevano tratto in arresto 33 uomini della compagnia di mercenari privata russa Wagner, considerata uno strumento del Cremlino per i lavori sporchi, e Putin ha spiegato su Rossija 14 i paramilitari sarebbero stati “attirati nel territorio bielorusso e presentati come una potenziale forza d’attacco per destabilizzare la situazione in campagna elettorale”, e che “Si è trattato di un’operazione dell’intelligence ucraina insieme ad agenti americani”.
Fatto sta che oggi Lukashenho, evidentemente in difficoltà davanti ad una comunità internazionale che lo ha politicamente isolato, ha bisogno di Putin più che mai, e questo per il Cremlino potrebbe tornare utile.
Immediata la risposta del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il quale ha affermato sul tedesco Bild che “nessuno dovrete interferire sulla la Bielorussia, neanche la Russia”.
Ieri il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo bielorusso, Vladimir Makei, incentrata sull’attuale situazione politica in Bielorussia. Come riporta la nota della Farnesina, “Di Maio ha sottolineato che l’Italia sta seguendo con attenzione e preoccupazione gli eventi in Bielorussia ed è impegnata insieme all’Unione Europea per abbassare le tensioni e cercare di prevenire ulteriori repressioni a danno della popolazione, in particolare dei manifestanti pacifici. Ha poi sottolineato l’importanza di elezioni libere ed eque.
Il titolare della Farnesina ha ribadito al suo interlocutore che l’Italia auspica che possa svilupparsi un dialogo autentico e costruttivo tra il Presidente Lukashenko e le opposizioni, in cui vengano riconosciute le legittime aspirazioni dei cittadini bielorussi e che permetta di trovare una soluzione sostenibile per il bene del Paese partendo da misure quali la liberazione dei prigionieri politici”.