Camminando per le strade di Erbil. L’identità di un popolo “dimenticata dagli uomini e da Dio”

di Shorsh Surme

ErbilHawler, la capitale del Kurdistan iracheno meglio conosciuta con nome di Erbil e una delle città più antiche del mondo, situata a 380 km dalla capitale irachena Baghdad, non sembra di stare in Iraq ma in un altro Paese. Questa città, che ha subito la quasi totale distruzione dai vari regimi che si sono succeduti in Iraq, ora gode di stabilità e sicurezza e vive un inaspettato boom economico, tanto che l’intera area somiglia ad un enorme cantiere.
La città di Erbil è stata per molti secoli un’importante centro di comunicazione: era la principale fermata sulla Via della Seta ed una forte traccia del suo imponente passato tuttora è rimasta nella cittadella, il centro storico ricco di importanti resti archeologici che risalgono a seimila anni fa. Per questi motivi Hawler (o Erbil) rappresenta uno dei più interessanti misteri archeologici del pianeta e la sua cittadella (Qalat), che già citata nel vecchio testamento con nome di Arbira, è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Camminando per le vie del centro di vedo gli edifici importanti della città circondati da muri di cemento alti 4-5 metri, posti a prevenire l’azione di eventuali kamikaze o autobombe che per fortuna per ora sono distanti dalle principali città curde come Hawler, Suleymania e Dohuk, grazie all’enorme sforzo degli apparati di sicurezze dei peshmerga curdi che cercano di intercettare qualsiasi movimento sospetto.
“Noi Curdi abbiamo sempre ripudiato qualsiasi atto di terrorismo”, mi spiega Azad, il cui nome in curdo significa “libertà”. Azad, che è uno studente iscritto al terzo anno di scienze politiche all’Università di Sallahaddin ad Erbil, aggiunge che “Il nostro leader storico Mustafa Barzani diceva di essere ‘fieri di non aver mai compiuto nessun atto terroristico ne all’interno ne all’estero durante tutta la nostra lotta di liberazione’”. “L’Occidente – ha concluso Azad – deve conoscere meglio il popolo curdo”.
Mamosta Hiwa insegna storia in un liceo della periferia della città. Mi ferma è mi dice che “Noi Curdi siamo dimenticati sia dagli uomini che da Dio, siamo una della più importanti ed antiche civiltà dell’Oriente, eppure questa verità elementare e fondamentale resta spesso nell’ombra”. Ha ragione Hiwa. Una dimenticanza dovuta con tutta probabilità, almeno nel campo dei media, ad una colta ignoranza. Evidentemente ora i curdi non sono una buona merce sul mercato di una parte della stampa occidentale.
Non dimentichiamo che il Kurdistan dell’Iraq dal punto di vista geopolitico ha una posizione molto difficile, perché è circondato da paesi ostili come l’Iran, la Turchia e la Siria, i quali hanno sempre considerato il Kurdistan dell’Iraq come una zona di instabilità politica nella area mediorientele. Il motivo per cui hanno una sorta di accanimento nei confronti dei Curdi dell’Iraq è semplice: non riescono ad accettare che una parte del grande Kurdistan abbia trovato la propria libertà dopo anni di massacri e genocidi.