di Enrico Oliari –
Lo scorso giugno è stato ucciso a Surrey, in Canada, un idraulico di origini indiane, il quale era anche leader di un tempio sikh. Si chiamava Hardeep Singh Nijjar, ma in India era considerato leader di un gruppo politico classificato come terroristico, nonché impegnato nella lotta per l’indipendenza dek Punjab.
Ad ucciderlo due uomini incapucciati, ma dopo quale mese di indagine è stato appurato il coinvolgimento nell’omicidio di un alto diplomatico indiano, Pavan Kumar Rai.
Il premier cannadese Justin Trudeau ha indicato come “pista credibile” quella fornita dagli inquirenti, e ha affermato davanti al Parlamento che “Qualsiasi coinvolgimento di un paese straniero nell’omicidio di un cittadino canadese corrisponde a una violazione della nostra sovranità”.
Trudeau ha anche riferito di aver fatto sapere le proprie rimostranze direttamente al collega indiano Narendra Modi in occasione del G20.
Da lì a poco il ministro degli Esteri canadese, Melanie Joly, ha provveduto all’espulsione del diplomatico indiano, ma da Nuova Delhi si sono levate le proteste insieme all’accusa di “essere il Canada a dare ospitalità a estremisti e terroristi”.
La tensione diplomatica sta dando il colpo di grazia al progetto di accordo di libero scambio tra India e Canada, già fermato per una serie di altre questioni di carattere perlopiù commerciale.