CENTRAFRICA. Ordinato l’arresto dell’ex presidente Bozizè

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rep_centrafricanaIl ministro della giustizia della Repubblica Centrafricana, Arsene Sendé, ha annunciato alla radio nazionale di aver “incaricato il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Bangui” dell’arresto dell’ex presidente “perché sono stati commessi reati e altre gravi violazioni dei diritti umani e continuano ad esserlo da parte dell’ex presidente Francois Bozizè e da alcuni suoi collaboratori.” Il ministro ha parlato di uccisioni, arresti, rapimenti, detenzioni arbitrarie nonché torture, esecuzioni sommarie, distruzioni, incendi di case,  incitamento all’odio e al genocidio, crimini di varia natura, anche economica: atti che potevano mettere a repentaglio la pace civile.  Tra i casi di omicidio Sendè ha citato quello di 119 persone sommariamente giustiziate dalle guardie del corpo di Bozizè.
Ad aprile il segretario dell’ONU Ban Ki –moon aveva espresso preoccupazione per la situazione in rapido deterioramento nella Repubblica Centrafricana, in particolare per le relazioni ricevute in merito agli scontri tra i membri di Seleka e la popolazione. Contrasti che molti morti hanno causato tra i civili.
Pur essendo uno degli stati più poveri del mondo, la Repubblica Centrafricana, paese di meno di 4 milioni di abitanti posto al centro del continente africano, senza sbocchi sul mare, è ricca di risorse naturali quali oro, uranio e diamanti. La popolazione si divide in etnie, e per la maggiore si parla di religione cristiana, il 60%, o animista, il 30%; solo il 9% è mussulmana e si trova nel nord del paese. Storicamente ottenne nel 1960 l’indipendenza dalla Francia, che però intervenne nel 1979 per deporre Jean-Bédel Bokassa, al potere dal 1966, uno dei dittatori africani più feroci, accusato, tra l’altro, di cannibalismo. Dal 1960 si susseguirono numerosi colpi di stato, l’ultimo nel 2003 con la deposizione di Ange-Fédel Patassè, e la salita al potere di Francois Bozizè che fu rieletto nel 2005 e nel 2011. Dal 2003 si sono formate varie forze ribelli che si sono unite nel 2007 nella coalizione Seleka (in lingua locale Sango “alleanza”). Inascoltata la richiesta di aiuti da parte di Bozizè a Stati Uniti e Francia. Il 24 marzo i ribelli hanno conquistato Bangui, la capitale, e costretto alla fuga Bozizè.  Michel Djotodia, capo dei ribelli della coalizione Seleka, si è autoproclamato presidente della Repubblica Centrafricana. Come prima misura ha imposto il coprifuoco su tutto il territorio nazionale e ha confermato, secondo gli accordi di pace di gennaio, Nicolas Tiangaye come primo ministro.