Cina e Serbia, legami interessanti anche per la Ue

Riuscirà l'Unione a contenere l'influenza cinese su Belgrado?

di Lorenzo Pallavcini

La Cina ha in Belgrado un partner ottimale per rinforzare la penetrazione commerciale all’interno dell’Europa attraverso il progetto denominato Via della Seta, una strategia infrastrutturale che mira al dominio finanziario su porti, ferrovie, corridoi logistici europei anche su aree, come, ad esempio, i porti adriatici, Rijeka in Croazia e Trieste in Italia, ai quali la Cina guarda con forte interesse ed in cui gli occidentali temono i rischi dell’ingerenza cinese nell’ambito del controllo delle infrastrutture chiave europee.
La Serbia è ancora uno dei pochi paesi europei a non essere membro della Unione Europea e della NATO, due caratteristiche appetibili per un paese come la Cina, che vede tale nazione come un grimaldello per inserirsi ancora di più sul continente e ottenere pezzi di corridoi logistici paneuropei come il decimo da Budapest alla Grecia, in modo da poter condizionare anche il traffico merci continentale.
Ancora oggi sono molti i cittadini serbi che guardano alla UE con diffidenza, in particolare per la questione del Kosovo che vide prima l’operazione militare NATO Allied Forced del 1999 con i bombardamenti aerei sul paese e, in seguito, nel 2008 il riconoscimento, da parte delle potenze occidentali, della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, mai avallata dalla Cina che ha potuto così coltivare buone relazioni con i governi di Belgrado.
Dal 2009, anno dell’accordo di cooperazione tecnica ed economica tra i due paesi, la Cina ha acquisito asset economici serbi attraverso piani che prevedono prestiti di banche e fondi di investimento cinesi, passati dai 2 milioni di euro del 2010 agli oltre 500 milioni nel 2020, pari ad un 20% del totale degli investimenti diretti nel Balcani con la prospettiva di arrivare ad un accordo per una zona di libero scambio Serbia-Cina entro la fine del 2023.
In cambio di tale appoggio, sono state fatte da Belgrado forti concessioni commerciali ai cinesi con Pechino che punta a divenire primo partner commerciale e geopolitico del paese, superando non solo la UE ma anche lo storico alleato dei serbi, la Russia, che con l’azzardata guerra in Ucraina ha perso ulteriori posizioni commerciali a vantaggio del colosso cinese e vede la propria influenza nei Balcani a rischio a causa dell’attivismo di Pechino.
A differenza dei russi, che forniscono ai serbi soprattutto gas e petrolio, i cinesi hanno puntato sulla proprietà o concessione di parti industriali e infrastrutturali, elementi che assieme alla logistica consentono a Pechino di far parte dei corridoi europei autostradali e ferroviari e sui quali le merci cinesi possono viaggiare fino al porto del Pireo, ceduto in concessione per decenni dal governo greco alla cinese Cosco nel 2016 anche a seguito del piano di rientro del debito nazionale previsto da Fmi, UE e Bce.
A differenza dell’ Unione Europea, che ai serbi richiede riforme istituzionali, sociali ed ambientali complesse per poterne far parte, la Cina ha richieste meno stringenti su tali aspetti e punta in primis ai risultati economici per esercitare un soft power globale che porti il paese a vincere la concorrenza finanziaria americana.
Pechino così concede investimenti massicci su infrastrutture strategiche e fabbriche in cambio di concessioni e acquisizioni, dalla nuova ferrovia ad alta velocità Budapest-Belgrado alla acciaieria di Smeredevo, acquisita dal colosso Hebei iron and Steel group nel 2016, agli armamenti, elemento di forte preoccupazione per gli Stati Uniti, vista anche la presenza delle truppe della missione KFOR nel Kosovo.
Per Belgrado, ancora oscillante tra Ovest ed Est, gli investimenti cinesi hanno contribuito a finanziare un moderato sviluppo economico necessario dopo le gravi crisi legate alle guerre balcaniche, sebbene esso a lungo termine possa portare a rischi concreti di ingerenze di Pechino in ambito di politica interna, avendo il colosso cinese le mani su elementi chiave del paese, dalle ferrovie alle autostrade e a diverse fabbriche.
Per i cinesi, gli accordi con la Serbia servono anche per rafforzare la costruzione di una alternativa all’economia di tipo occidentale, una filosofia che vede nei BRICS una forte alleanza che con l’allargamento ai paesi del golfo Persico si rafforza ed è motivo di preoccupazione per l’amministrazione americana, ben conscia di come il rivale nel predominio finanziario nel mondo sia Pechino.
Per la UE il mosaico balcanico è un tassello cruciale per completare la costruzione della Unione e Belgrado è il paese chiave per arrivare al tentativo di ridurre le influenze cinesi sull’area ed evitare, ad esempio, che la Serbia possa scegliere, invece del percorso europeo, il modello alternativo proposto dai BRICS, pronti a mettere le mani su una nazione determinante nell’area balcanica come logistica e anche dal punto di vista militare, con l’esercito più forte della regione e in tensione per la questione kosovara.
Una delle sfide future per la nuova commissione europea che uscirà dalle prossime elezioni del 2024 sarà quella di evitare che l’influenza cinese sui Balcani si allarghi e che Pechino possa sostituirsi all’Occidente non solo come partner commerciale privilegiato ma anche alla diplomazia europea nelle sfide che tale regione comporta, a partire dal Kosovo e alla mediazione di tale conflitto.