Cipro, ‘non si accettano assegni, carte di credito e pagherò’

di Enrico Oliari –

Cipro in questi giorni è stata una ridente isola del Mediterraneo sull’orlo di una crisi di nervi, dove l’incapacità e l’orgoglio degli amministratori del piccolo stato da poco più di un milione e cento mila abitanti sono finiti sotto la mannaia di un’Europa che vuole i conti in ordine, per non far pagare a tutti i cittadini dell’Unione le virtù (poche) ed i vizi (molti) di certe abitudini ormai insostenibili, come l’essere un paradiso fiscale interno all’area euro o il dare incentivi ai dipendenti pubblici per mettere la cravatta giusta.
Tutto è cominciato quando, volendo dare un’occhiata al sistema bancario cipriota, a Bruxelles ci si è messi le mani nei capelli, per cui è stato imposto un piano di salvataggio delle banche senza precedenti, che prevedeva, per ottenere i dieci miliardi di euro dall’Unione europea, un prelievo forzoso sui conti correnti al di sotto della soglia dei 100mila euro del 6,75 per cento ed al di sopra di quella soglia del 9,9 per cento.
Da quel momento è stato un febbrile susseguirsi di eventi e soprattutto di errori che ha fatto precipitare l’isola nel caos: al di là dei numerosi scioperi e delle fisiologiche proteste di piazza, immediatamente tulle le banche dell’isola sono state chiuse, per cui si sono formate lunghe code agli sportelli bancomat di cittadini disperati che cercavano di salvare il salvabile pur di avere in tasca denaro contante; il plafond giornaliero delle operazioni bancomat è stato portato dall’oggi al domani da 500 euro a 250 ed in tutta Cipro non è stato più possibile comprare o vendere se non con moneta sonante, per cui buona parte del commercio, che prevedeva l’uso di assegni e di carte di credito, si è improvvisamente paralizzato.
Nel clima di smarrimento sono arrivati gli altolà al piano di salvataggio Ue di Mosca… e qui si è aperta una commedia nella commedia: secondo l’agenzia di rating Moody’s, le aziende, le banche ed i privati russi avevano nei forzieri celestiali di Nicosia qualcosa come 25 miliardi di euro, che, decurtati del 10 per cento, avrebbero significato una dolorosa batosta di 2 miliardi e mezzo.
Il primo ministro russo, Dmitry Medvedev, ha così rimproverato a Bruxelles la repentina cura da cavallo ed il miliardario Alexandre Lebedev, citato dal giornale Izvestia, ha dichiarato “Solo i bolscevichi praticavano cose del genere. Nessun altro Paese sulla soglia di un fallimento ha mai agito in questo modo”.
Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, ha però ribattuto alla radio Deutschlandfunk, che “chi investe il proprio denaro nei paesi in cui si pagano meno tasse deve assumersene il rischio”, ovvero “ si è meno controllati” per cui “deve assumersene il rischio quando le banche di quel paese non sono più solvibili, è un dato di fatto”.
L’inaspettata protezione dei russi ha fatto ben sperare gli uomini di governo di Cipro, per cui il 19 marzo il ministro delle Finanze Michalis Sarris ha preso il primo aereo per Mosca per chiedere ai responsabili russi un’estensione del credito di 2,5 miliardi di euro ricevuto da Cipro due anni fa nonché un alleggerimento delle sue condizioni. E non solo: pur di mettersi sotto l’ombrello del potentissimo Putin, Nicosia ha offerto al ministro delle Finanze Anton Siluanov il proprio gas per il colosso russo Gazprom e il proprio petrolio per l’altro colosso russo, Rosneft.
Certi della vittoria in tasca, i ciprioti hanno brindato con un voto in Parlamento che ha detto ‘no’ al piano di salvataggio proposto dall’Europa; tuttavia avevano fatto i conti senza l’oste, perché anche il presidente della Commissione europea, José Barroso, ha saputo, anche lui, prendere un aereo ed andare a Mosca, a parlare con chi si deve: e così il giorno 22 marzo sia Gazprom che Rosneft si sono detti non interessati a Cipro, usando come scusa la questione territoriale aperta con la Turchia e le ricerche sismologiche non ancora completate. Va aggiunto che già da gennaio la Repubblica di Cipro aveva dato in concessione all’italiana Eni l’attività esplorativa e produttiva del gas e del petrolio presenti nelle acque territoriali dell’isola.
I ciprioti sono così rimasti a bocca asciutta nel vero senso della parola, perché da quel momento in tutta l’isola è iniziata una caccia ai viveri ed al contante senza precedenti, tanto che la disponibilità bancomat è scesa a 120 euro ad utente.
Ad orecchie basse il governo della Repubblica di Cipro ha dovuto prima emettere un decreto che imponeva ai ciprioti di non spendere il proprio denaro al di fuori dell’isola, quindi ha dovuto accettare la nuova cura da cavallo “proposta” dall’Unione europea: l’accordo raggiunto dopo quasi dodici ore di trattativa tra il presidente cipriota Nicos Anastasiades e la troika ha interessato solamente la Laiki, la seconda banca dell’isola, e la Bank of Cyprus, la più grande. La prima sarà chiusa attraverso un processo controllato e per i depositi sotto i 100mila euro scatterà la garanzia europea; la seconda, che detiene gran parte dei depositi russi, verrà risanata, ma il prelievo forzoso al di sopra dei 100mila euro sarà del 30 per cento.
Nel frattempo le banche continuano a rimanere chiuse ed a Cipro la gente è infuriata perché è costretta a pagare i contributi previdenziali solo in contante, dal momento che incredibilmente fuori dal ministero del Lavoro è stato affisso un cartello con scritto che “si rifiutano assegni e pagherò”.