Corea del Nord. Poche ore dopo la condanna Onu ucciso in Malesia il fratellastro di Kim

di Angelo Gambella –

Kim Jong-nam, fratellastro 45enne del leader nordcoreano Kim Jong-un, è stato assassinato oggi in Malesia. Ne ha dato notizia l’agenzia sudcoreana Yohnap, e l’emittente televisiva della Corea del Sud Chosun, ripresa da Yohnap, ha aggiunto che Kim Jong-nam sarebbe stato ucciso nell’aeroporto di Kuala Lumpur in seguito all’attacco di due donne non identificate con “aghi o spilli avvelenati”. Le due donne sono riuscite a fuggire dallo scalo malese.
Kim Jong-nam era il figlio maggiore del defunto leader Kim Jong-il, era considerato in un primo momento il naturale successore alla presidenza ed era considerato un oppositore dell’attuale leader nordcoreano; da tempo aveva riparato all’estero temendo ripercussioni per la sua azione politica di contrasto al presidente.
Si tratta del secondo caso di morte di un’altra alta personalità della famiglia Kim, al potere da 70 anni, dopo che nel dicembre 2013 era stato giustiziato Jang Song-thaek, zio del leader attuale, una volta suo tutore e numero due del regime.
La Yohnap ha lasciato intendere che il governo nordcoreano possa essere coinvolto nell’attacco a Kim Jong-nam, anche perché il tipo di arma utilizzata, una penna che nasconde piccoli aghi, non sarebbe nuova nelle azione selettive degli agenti del paese asiatico.
L’uccisione di Kim è arrivata poche ore dopo l’ennesima condanna unanime del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il test missilistico condotto dal regime nordcoreano sabato alle 7.55 (o.l.), quando da una rampa situata nei pressi della città nord-occidentale di Kusong i tecnici nordcoreani hanno sparato un vettore di medio-intermedio raggio (spacciato nei comunicati di propaganda come “intercontinentale”) il quale ha volato per circa 500 chilometri prima di inabissarsi nelle acque internazionali del Mar del Giappone.
Immediatamente il presidente Usa Donald Trump, che aveva appena incontrato a Washington il premier giapponese Shinzo Abe, aveva affermato che “Voglio solo che tutti capiscano che gli Stati Uniti d’America sono al fianco del Giappone, suo grande alleato al 100%”, mentre il ministero degli Esteri sudcoreano aveva emesso una nota in cui ha definito il lancio “non solo una violazione esplicita e chiara delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, ma anche una grave minaccia per la pace e la stabilità della penisola coreana e la comunità internazionale nel suo complesso”. “Questo dimostra – proseguiva la nota – la natura irrazionale del regime di Kim Jong-un, fanaticamente ossessionato dallo sviluppo nucleare e missilistico”.
Anche la Cina, considerata alleata per quanto riluttante della Corea del Nord, ha votato a favore della risoluzione di condanna, ma va detto che come quella di oggi ve ne sono state diverse in passato, sia per il lancio di missili che per i test sulle bombe nucleari.
L’iniziativa di Pyongyang va letta sia in chiave esterna, ovvero per mostrare i muscoli alla comunità internazionale, che interna, dal momento che la propaganda del regime fa perno sulla presunta minaccia di attacchi nucleari e quindi giustifica le ingenti spese militari ad un popolo costretto, specie nelle zone rurali, alla fame.

Foto di base Tiscali.it.