Cresce la tensione fra la Turchia e la Siria dopo gli spari dei cecchini sul campo profughi di Killis

di Enrico Oliari

Sempre più labili le prospettive di pace in Siria dove gli insorti hanno definito ‘non accettabili’ le condizioni dettate da Bashar al-Assad per un cessate il fuoco, il quale ha preteso garanzie scritte da parte dei rivoltosi.
Salta così il piano per una tregua promosso dalla Lega Araba e da Kofi Annan, il quale avrebbe previsto il ritiro di carri armati e di soldati a partire dal 10 aprile e quindi la completa fine delle ostilità nelle 48 ore successive.
In questo quadro si fa sempre più infiammato il rapporto fra Siria e Turchia, dopo che colpi di arma da fuoco, sparati probabilmente da cecchini, hanno attraversato il confine ed hanno ucciso 2 siriani e ferito altre 15 persone nel campo profughi di Killis.
A questo punto si può dire che torna in superficie quanto era apparso su due giornali turchi lo scorso giugno, ovvero di piani siriani per attaccare i campi profughi in Turchia, poi abbandonati per il rischio che tali azioni sarebbero state considerate da Ankara come un vero e proprio atto di guerra.
Immediatamente il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha convocato l’ambasciatore siriano per esprimere la protesta ufficiale e l’incaricato d’affari siriano ad Ankara per comunicargli di riferire a Damasco che simili azioni non devono ripetersi.