Crisi tra Kabul e Islamabad dopo il rapimento della figlia dell’ambasciatore afgano

di Giuliano Bifolchi

Il ministero degli Esteri afgano ha riferito che il 16 luglio 2021 la figlia dell’ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Afghanistan in Pakistan è stata rapita nella capitale del paese Islamabad.
Secondo quanto riportato dal ministero afgano, Salsila Alikhil, figlia del diplomatico afghano Najibullah Alikhil, è stata rapita e torturata mentre tornava a casa. Secondo le fonti ufficiali la ragazza è stata rilasciata dalla prigionia dei rapitori e attualmente si troverebbe ricoverata in ospedale.
Kabul ha condannato fermamente il rapimento e ha invitato il governo pakistano a punire i responsabili del crimine e a adottare misure per garantire la sicurezza dei diplomatici e delle loro famiglie. In una nota ufficiale si legge che “Il ministero condanna fermamente questo atto atroce ed esprime profonda preoccupazione per la sicurezza dei diplomatici, delle loro famiglie e dei funzionari politici e consolari afghani in Pakistan”.
La notizia è stata confermata dallo stesso ambasciatore Najibullah Alikhil tramite il suo account Twitter, nel quale il diplomatico afghano ha scritto che “mia figlia è stata rapita a Islamabad e pesantemente colpita, ma grazie alla protezione di Allah è fuggita.”
L’ambasciatore pakistano in Afghanistan, Mansur Ahmad Khan, è stato convocato al ministero degli Esteri afghano.
Questo evento si va ad aggiungere a una continua e profonda crisi tra Kabul e Islamabad: oltre alla mai risolta questione della linea di Durand che separata le tribù pashtun tra Afghanistan e Pakistan, eredità del periodo coloniale britannico , il governo pakistano così come l’agenzia di Intelligence di Islamabad sono stati più volte accusati dalle autorità afghane di sostenere i talebani e le loro attività.
Lo scorso maggio Hamdullah Mohib, consulente per la sicurezza nazionale dell’Afghanistan, aveva accusato l’Inter-Service Intelligence (ISI) pakistana di avere un atteggiamento aggressivo e di supportare i talebani. Islamabad, in risposta a quanto affermato, non aveva solamente condannato le parole di Mohib etichettandole come “false”, ma aveva anche deciso di interrompere ogni rapporto con il rappresentante di Kabul.
Nei giorni scorsi il primo vicepresidente dell’Afghanistan, Amrulla Saleh, ha accusato le forze militari pakistane di supportare le attività dei talebani nell’area di frontiera di Spin Boldak nella provincia di Kandahar. Nella sua nota Saleh ha sottolineato come le forze aeree pakistane hanno emesso un comunicato ufficiale in cui avvisavano l’esercito e l’aviazione afghana che ogni azione volta a contrastare ed eliminare la presenza talebana nella zona di Spin Boldak avrebbe causato l’intervento aereo di Islamabad. In risposta a queste affermazioni il ministero degli esteri pakistano aveva respinto le accuse afghane e sottolineato come l’aviazione del Pakistan si era adoperata solamente per garantire la sicurezza della propria area di frontiera.
Lo scontro afghano-pakistano scade in un momento difficile per la situazione che coinvolge l’Afghanistan a seguito della decisione dell’amministrazione Biden di ritirare l’intero contingente militare dal paese. Il ritiro delle truppe statunitensi ha dato il via a una larga offensiva da parte dei talebani, che in breve tempo sono riusciti a ottenere il controllo di diversi distretti e province afghani anche nelle aree di frontiera con il Pakistan e con il Tajikistan. Se da un lato Islamabad si è sempre dichiarata pronta a combattere la minaccia del terrorismo, diverse agenzie di intelligence e organizzazioni internazionali hanno sovente accusato il Pakistan di avere un forte legame con i diversi gruppi talebani e di utilizzarli per supportare la propria politica estera sia in Afghanistan che nello scontro con l’India per quel che concerne la situazione del Kashmir.
Crisi tra Kabul e Islamabad che contrasta con alcune azioni diplomatiche dei giorni scorsi: infatti il 16 luglio i rappresentanti di Stati Uniti, Afghanistan, Pakistan e Uzbekistan hanno concordato sulla creazione di una nuova piattaforma diplomatica per migliorare la connettività regionale attraverso il mantenimento della pace e della stabilità nel territorio afgano.