Cuba e Venezuela ricevono piccole aperture dagli Usa

di Paolo Menchi

Nei giorni scorsi il Dipartimento di Stato americano ha annunciato di voler ristabilire i voli commerciali con varie città cubane, dopo che da agosto 2020 era stata limitato il collegamento alla sola Havana, e di togliere il limite di mille dollari al trimestre alle rimesse verso l’isola.
La misura viene giustificata come aiuto per una nazione che sta vivendo una crisi economica ancora più drammatica di quanto fosse fino a un paio di anni fa, aggravata oltre che dalle scelte politiche, dalla pandemia che ha praticamente annullato il turismo internazionale, l’unica vera industria cubana.
Non ci sono grosse speranze che possa essere tolto il cosiddetto “bloqueo” che colpisce l’isola da decenni, anche perché persino queste piccole aperture trovano numerosi deputati sia repubblicani che persino democratici contrari, mentre da Cuba si parla di “passo limitato nella direzione corretta”.
Si spera però che Cuba possa essere almeno tolta dalla lista dei paesi ritenuti fiancheggiatori del terrorismo, che attualmente la vede in compagnia di Iran, Siria e Corea del Nord, nella quale era stata inserita nel 1982, poi rimossa da Obama ed infine reinserita da Trump un paio di settimane prima di lasciare l’incarico; durante la sua amministrazione Trump aveva anche inasprito le sanzioni economiche.
Essere in questa lista preclude tra l’altro la possibilità di ottenere prestiti dal Fondo Monetario Internazionale.
Un portavoce del governo Biden ha annunciato anche di aver autorizzato la compagnia petrolifera Chevron ad iniziare un dialogo con il presidente venezuelano Maduro per possibili accordi futuri di sfruttamento dei consistenti giacimenti petroliferi del paese sudamericano.
Secondo alcuni osservatori tale apertura potrebbe essere causata dai problemi legati alla guerra in Ucraina e il conseguente aumento del prezzo del petrolio, e potrebbe servire ad aumentare la produzione in modo da abbassare il costo del greggio, cercando di scavalcare i legami politici che uniscono Maduro e Putin.
Secondo un’altra interpretazione questi due piccoli avvicinamenti vogliono essere un modo per evitare che la “Cumbre”, vale a dire il summit dei governi di tutti i paesi americani, che si svolgerà nel prossimo mese di giugno a Los Angeles perda di significato di fronte ad un possibile boicottaggio di alcuni importanti paesi della regione, a seguito della decisione degli Usa di escludere dagli invitati Cuba, Venezuela e Nicaragua a causa dei loro governi ritenuti non democraticamente eletti.
Messico, Argentina, Cile e Honduras erano state le prime nazioni a prendere le distanze dalla decisione statunitense e a minacciare, più o meno velatamente, la loro assenza nel caso non fossero stati invitati tutti i paesi del continente americano e non si esclude che se ne possano aggiungere altri.
Per il momento l’amministrazione americana dice di non aver ancora deciso ufficialmente se invitare tutti i paesi o meno e si trova tra il rischio di un umiliante boicottaggio e lo spauracchio delle elezioni di metà periodo del prossimo novembre che potrebbero essere influenzate da decisioni riguardo i rapporti con Cuba e Venezuela.