EGITTO. Kerry al Cairo per il riavvicinamento. Poi a Baghdad

di Antonio Lamanna –

kerry johnJohn Kerry, il Segretario di Stato americano, ha iniziato un tour di una settimana in Medio Oriente e in Europa per cercare di ottenere il sostegno per la creazione di un nuovo governo in Iraq in grado di colmare le tensioni settarie che minacciano il paese.
Ieri John Kerry in visita al Cairo, prima tappa del tour per fare il punto sulla crisi in Iraq e Siria, che “saranno affrontate come un problema unico”. La doppia missione di Kerry, ha annunciato prima di entrare a colloquio con il suo omologo egiziano, Sameh Shoukry, è creare consenso intorno alla formazione di un governo di Unità nazionale in Iraq e riportare l’Egitto di al-Sisi nella sfera d’influenza americana.
Kerry, che ha definito l’attuale situazione in Egitto “un momento critico della transizione”, ha ribadito che lgli Usa sono pronti “a lavorare con il nuovo Governo egiziano per rendere la transizione più rapida e indolore possibile”. A conferma dell’impegno di Washington è già pronta la prima tranche di quegli aiuti destinati all’Egitto congelati al momento della deposizione di Morsi (1,5 miliardi di dollari), che si aggirerebbe intorno ai seicento milioni in aiuti militari. Shoukry ha chiarito la volontà del governo di procedere verso la realizzazione di un vero sistema democratico, conforme alle aspettative dei cittadini, in un clima, però, segnato dalla repressione dei Fratelli Musulmani e da pochi passi avanti in tema di diritti civili.
Circa la situazione in Iraq, Kerry ha detto “gli Stati Uniti non sono responsabili” dei combattimenti ma si impegnano perché “siano superate le divisioni settarie”, ricordando che non spetta a Washington decidere chi debba guidare l’Iraq, dove tuttavia, sarebbe auspicabile un governo democratico. Mentre Shoukry ha dichiarato “L’Egitto e’ fortemente preoccupato per la crescente violenza in Medio Oriente e ribadisce la necessita’ di rafforzare le consultazioni con i paesi confinanti”, invitando al dialogo le fazioni in lotta.
Sulla Siria ha confermato la necessità di una soluzione politica.
Oggi Kerry è a Baghdad, incontrerà il premier iracheno Al-Maliki,il ministro degli esteri Hoshyar Zebari, curdo, il capo del partito Supremo consiglio islamico iracheno Ammar al-Hakim e il presidente del Parlamento Osama al-Nujaifi, sunnita.
Al centro degli incontri sta, ovviamente, l’avanzata dell’Isil, che sta espandendo il suo controllo alle città di tutto il nord-ovest dell’Iraq.
Kerry “discuterà azioni da parte degli Usa per assistere l’Iraq che fronteggia questa minaccia e farà pressioni sui leader iracheni” per la formazione “di un governo che rappresenti gli interessi degli iracheni”. Il governo americano ha escluso l’invio di truppe di terra per aiutare il governo iracheno, ma ha mantenuto un’opzione aperta per usare la forza aerea.