Egitto. Ore di preoccupazione e di attacchi alla polizia: gli ultrà al Cairo e gli jihadisti nel Sinai

di Guido Keller –

Sono ore di tensione in Egitto, dove le autorità che fanno capo al Governo Morsi sono preoccupate su due fronti: la conferma delle 21 condanne a morte per la strage del febbraio scorso in cui morirono 74 persone, allo stadio di Port Said, ha mandato su tutte le furie gli ultrà della squadra di calcio al-Ahly; i tifosi non hanno digerito il fatto che ad essere condannati vi siano solamente due dei nove poliziotti incriminati, per cui in un crescendo di violenza hanno appiccato fuoco ad un club del Cairo affiliato con le Forze dell’ordine, nel quartiere di Zamalek, ed hanno bloccato i traghetti diretti sul canale di Suez.
Sempre nella capitale sono state date a fuoco anche una stazione di polizia e la sede della Federcalcio, mentre l’esercito ha bloccato le strade che portano a piazza Tahrir ed ha schierato mezzi blindati presso alcuni edifici sensibili, come il Consiglio della Shura (Sernato) ed il Palazzo presidenziale.
La Polizia accusa il governo centrale di gravarla del carico della crescente violenza e sta progressivamente passando la mano all’esercito.
Oltre alle 21 condanne a morte per impiccagione, cono stati comminati anche 5 ergastoli e decine di altri tipi di pena, mentre 28 tifosi sono stati assolti.
L’altro fronte di destabilizzazione che sta interessando il paese nordafricano riguarda il Sinai, dove già da tempo si stanno raccogliendo gruppi di jihadisti provenienti da ogni dove, i quali vivono e si esercitano al di fuori di ogni controllo: oggi il ministro dell’Interno egiziano ha proclamato lo stato di emergenza nella Penisola del Sinai, dal momento che i Servizi Segreti hanno ipotizzato attacchi proprio nei confronti della Polizia.
Dopo la Guerra dei Sei giorni, il Sinai è, ufficialmente, una zona demilitarizzata e per intervenire nell’area l’Egitto ha bisogno di una sorta di ‘placet’ da parte di Israele, tanto che nell’agosto scorso il Primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, aveva obbligato l’esercito del Cairo a ritirare i propri carri armati dalla Penisola.
E’ tuttavia da diversi mesi che si susseguono piccoli attacchi e scaramucce fra le Forze dell’ordine ed i gruppi jihadisti anche con vittime e a novembre il ministro dell’Interno egiziano, Ahmad Gamal Eddine, ha rimosso dal suo incarico il capo della sicurezza del Sinai del Nord dopo l’attacco contro un posto di polizia a el Arish nel quale sono rimasti uccisi tre agenti.
Da parte sua Israele tiene sotto controllo la situazione ed ha spostato truppe e mezzi per rafforzare la sicurezza attorno a Eilat, dove già erano assegnate le brigate e Sagui e Arava; sempre a protezione della città sono state istallate anche batterie di missili Iron dome.