Francia. Il vertice di Pau tra i leader del Sahel e Macron

di Alberto Galvi

I leader dei paesi del Sahel sono stati invitati dal presidente francese Emmanuel Macron ad un vertice a Pau in Francia in cui hanno deciso di mettere da parte le loro differenze con l’ex potenza coloniale, per combattere lo jihadismo.
Al vertice di Pau hanno partecipato anche leader di importanti organizzazioni internazionali come Moussa Faki, presidente della Commissione dell’Unione Africana, Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite e Charles Michel, presidente del Consiglio europeo.
Lo scopo di Macron nell’invitare i membri del G5 (Mauritania, Mali, Niger, Burkina Faso, Ciad) del Sahel era quello di chiarire i motivi della presenza militare della Francia nella regione in un momento in cui le proteste stanno crescendo contro l’operazione militare francese Barkhane. La Francia ha subito 41 vittime da quando è iniziato il suo impegno militare nel Sahel nel 2013. La presenza di 4.500 soldati francesi solleva molte critiche da parte dei paesi della regione.
I principali motivi di astio contro la presenza francese nel Sahel risalgono ai tempi dell’operazione Serval iniziata nel 2013, quando la Francia ha scelto di non lasciare che l’esercito maliano riprendesse il controllo di Kidal, la roccaforte ribelle, mentre alle FAMA (Forces Armées Maliennes) fu permesso di entrare nelle città di Timbuktu e Gao, seguendo i soldati francesi.
In questo modo Parigi voleva solo proteggere il MNLA (Mouvement National de Libération de l’Azawa) il suo alleato strategico contro le truppe jihadiste e a evitare le esazioni commesse contro le popolazioni civili Tuareg da parte della FAMA, ma tutto questo è stato visto dalle parti contraenti solo come una intromissione in faccende interne da parte di una potenza straniera.
L’incontro di Pau arriva il giorno dopo l’annuncio da parte delle autorità di Niamey della morte di 89 soldati nel campo di Chinégodar, vicino al Mali, in un attacco terroristico. La zona del Sahel maggiormente a rischio per gli attacchi terroristici è quella di confine tra Burkina Faso, Mali e Niger. In questa zona la capacità militare dei gruppi terroristici legati ad Al Qaida e all’IS (Islamic State) si è molto sviluppata negli ultimi mesi.
Al vertice di Pau è stato deciso l’invio di altri 220 soldati francesi. Inoltre i 6 presidenti hanno concordato, ciascuno al proprio livello un approccio comune, di definire un nuovo quadro per l’intervento dei loro eserciti, combinando le loro forze militari sotto un’unica struttura di comando congiunto la Barkane-G5 Sahel, che dirigerà le operazioni per concentrare i suoi sforzi nella zona dei 3 confini del Mali, Burkina Faso e Niger, e chiedendo un maggiore sostegno internazionale.
La Francia sta preparando un’operazione chiamata Tacouba, che riunisce le forze speciali di alcuni paesi europei. Parigi spera che il vertice di Pau convincerà gli europei riluttanti, favorevoli alla lotta contro i jihadisti nella regione, ma preoccupati di vedere criticata la Francia. Per Macron è naturalmente importante la presenza delle truppe americane e spera di poter convincere Donald Trump sulla importanza di rimanere nel Sahel a combattere il terrorismo internazionale.
L’incontro di Pau è comunque servito per convincere i partecipanti che non ci potrà essere una vittoria sul campo esclusivamente da parte delle forze occidentali. Le operazioni che dovrà svolgere la coalizione saranno di intelligence coadiuvate da missioni di contrasto al terrorismo con un più variegato utilizzo di forze militari comprese quella di Takouba, che saranno integrate con quelle dell’operazione Barkhane.
Queste operazioni andranno avanti fintanto che le forze militari dei singoli paesi saheliani non saranno in grado di respingere in autonomia le truppe jihadiste.