Francia. Lo ius soli ai tempi del colera

di Francesco Giappichini

La Francia è scossa dal “caso Mayotte”. Una questione che comprende non solo il dibattito ideologico sullo ius soli, il “droit du sol”; ma riguarda anche altre criticità, come la minaccia del colera. Nel Dipartimento e regione d’oltremare è stato predisposto un piano pandemico, dopo che dal 2 febbraio sono stati diagnosticati dei casi nelle isole Comore. “L’origine è stata una barca proveniente dalla Tanzania, con casi di colera. Sono stati confermati 83 casi, ci sono stati sei decessi”, ha dichiarato Thierry Suquet, prefetto di Mayotte (o Maiotta). E in gran parte dell’Indo-Pacifico si teme un’ondata: il governo del Madagascar ha sospeso i voli Ewa air, che collegano Mahajanga a Dzaoudzi.
I guai di Mahoré (i locali si definiscono mahorais) ricordano così le piaghe d’Egitto: dall’immigrazione incontrollata, specie dalle Comore, alla criminalità delle gang, sino alle proteste anti-immigrati attraverso blocchi stradali. In particolare si manifesta contro i permessi di soggiorno rilasciati a Mayotte, e validi solo lì: i titolari non possono recarsi in un altro Dipartimento del Paese. Senza dimenticare la crisi idrica, e l’emergenza rifiuti. E i problemi si rincorrono a mo’ di circolo vizioso: la siccità favorisce sia il colera, che si trasmette attraverso le acque contaminate, sia una quantità strabordante di bottiglie di plastica. Che non sono smaltite e creano montagne di rifiuti.
Torniamo però alla politica. Pochi giorni fa, il presidente Emmanuel Macron ha messo il punto finale sulla determinazione del governo di escludere l’applicazione dello ius soli a Mayotte. In un’intervista con cui strizza l’occhio all’estrema destra, questi ha dichiarato che bisogna “fermare il fenomeno migratorio a Mayotte, col rischio di un collasso dei servizi pubblici sull’isola”. Ha spiegato che le “famiglie si recano lì e arrivano in Francia, via Mayotte, dove hanno accesso a servizi del tutto esorbitanti rispetto alla realtà socioeconomica dell’arcipelago”; così Mayotte “è il primo reparto maternità in Francia, con donne che vengono a partorire lì per avere piccoli bambini francesi”.
Il capo dello stato avalla quindi quella revisione costituzionale che secondo Gérald Darmanin, il ministro dell’Interno e d’oltremare, sarà presentata prima dell’estate. Specifica poi che la modifica varrà solo per Mayotte, ma che ciò non violerà il principio d’indivisibilità della Repubblica “poiché la Costituzione la riconosce anche come plurale e decentrata”. Invero le parole di Macron sono subito apparse imprecise, e ha avuto gioco facile la sinistra nell’esporre le sue osservazioni; che peraltro vanno al di là della questione indivisibilità. In primis si violerebbero i diritti di tanti minori, che si appresterebbero a divenire fantasmi della Repubblica. Si documenta poi come a dare impulso ai flussi migratori sia di fatto la povertà, anziché lo ius soli: il Dipartimento più povero, ove il 48% degli abitanti sono immigrati, è pur sempre molto più ricco delle Comore. Si osserva poi che Parigi applica un droit du sol temperato, e anzi si dovrebbe parlare di “double droit du sol”: si nasce francesi sul suolo francese solo se si ha un genitore già nato in patria. Altrimenti il bambino dovrà attendere fino ai 13 anni per rivendicare, in presenza di certe condizioni, la nazionalità. Inoltre a Mayotte, in base a una restrizione normativa del ’18, si deve dimostrare anche altro: uno dei genitori deve risiedere legalmente in Francia, al momento della nascita, da almeno tre mesi.