Gas, Siria e cooperazione militare: Erdogan vede Putin per lanciare un avvertimento all’occidente

di Enrico Oliari

Putin con erdogan grandeE’ pace fatta tra il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo turco Recep Tayyp Erdogan. L’incontro, tenutosi al palazzo Konstantinovsky di Strelna, nei pressi di San Pietroburgo, ha permesso di appianare i molti rancori degli ultimi anni, durante i quali la Turchia ha sostenuto i ribelli e i jihadisti siriani (si pensi solo alle decine di migliaia di foreign fighter transitati), mentre la Russia sta con il presidente siriano Bashar al-Assad. Archiviato il caso del Su-24 abbattuto dai turchi il 24 novembre dopo le scuse ufficiali di Erdogan, i due hanno stabilito di riprendere a confrontarsi sulla crisi siriana, ed il presidente Putin ha affermato in occasione della conferenza stampa di fine incontro che “Con Erdogan ci siamo accordati sul fatto che dopo discuteremo maggiormente in dettaglio della crisi siriana e di come porre fine a questo massacro. La lotta al terrorismo è una delle nostre priorità. Ne parleremo in separata sede”.
“Non siamo d’accordo su tutti i punti – ha specificato il capo del Cremlino, poiché – noi crediamo che la democrazia possa essere raggiunta solo attraverso mezzi democratici. Coordinare le nostre posizioni è possibile se solo avessimo un obiettivo comune, e questo c’è: risolvere la crisi siriana. Questa è la base da cui partire per arrivare a una soluzione accettabile reciprocamente”.
Le sanzioni introdotte dopo l’abbattimento del Su-24, in missione sulla Siria e che aveva sorvolato i cieli turchi per 17 secondi, “verranno rimosse in modo graduale”, ha detto Putin, ed Erdogan ha aggiunto che “La Turchia è pronta a fornire gas russo all’Europa rilanciando il progetto per la realizzazione del gasdotto Turkish Stream”, progetto interrotto come altri tra cui la costruzione di una centrale nucleare, a seguito delle tensioni fra i due paesi.
E proprio la ripresa dei lavori per il Turkish Stream è stata una degli argomenti centrali dell’incontro, per cui il ministro dell’Energia russo Aleksandr Novak ha fatto sapere che il tratto Russia – Turchia sarà pronto entro il 2019, per quanto “Senza le garanzie europee, si può trattare solo la prima parte del metanodotto”.
Oltre a Novak hanno preso parte alla delegazione russa il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, l’assistente presidenziale Yuri Ushakov ed il ceo di Gazprom Alexei Miller.
Si è parlato anche del tentato golpe in Turchia del 15 luglio, con Putin che ha tenuto a sottolineare che “Sono stato uno dei primi a telefonarle per esprimere il mio sostegno dopo il tentativo di colpo di Stato. Lo voglio ribadire: è una posizione di principio, noi siamo contrari a ogni stravolgimento illegale dell’ordine costituzionale. Spero che sotto la sua guida la Turchia risolva i problemi attuali”. “La sua visita – ha continuato il presidente russo – avviene nonostante la difficile situazione politica in Turchia e dimostra che tutti noi vogliamo riprendere il dialogo e normalizzare le relazioni nell’interesse dei popoli turco e russo”.
Il presidente turco ha confermato che “La telefonata di Putin dopo il golpe mi ha aiutato molto psicologicamente”.
Riprenderanno quindi le esportazioni di alimentari russi e di prodotti industriali verso Turchia, vi sarà la ripresa dei voli charter per i turisti e il riallacciamento dei rapporti economici, il cui volume complessivo era stato stabilito, in occasione dell’incontro del 2015, da portare a 100 miliardi di dollari entro il 2023.
I sei mesi di sanzioni sono pesati per la Turchia: solo il capitolo turismo è costato alla Turchia 840 milioni di dollari, con un calo dei turisti russi dell’87 per cento. Le esportazioni dalla Turchia verso la Russia sono crollate del 60,5 per cento, pari a 737 milioni rispetto allo stesso periodo del 2015.
Durante l’incontro si è parlato anche di cooperazione militare, senza che alla stampa trapelasse di più.
Erdogan, di fatto isolato nel dopo-golpe dagli alleati occidentali e con i conti aperti con gli Stati Uniti sul caso del ricco imam Fetullah Gulen, ha ritrovato in Putin un alleato forte, anch’egli isolato dall’occidente: il presidente turco ha così voluto lanciare un chiaro segnale, facendo intendere alle cancellerie europee e statunitense che le carte in tavola potrebbero presto cambiare.
Nei giorni scorsi Erdogan ha lamentato che, a seguito dei fatti del 15 luglio, nessun leader occidentale si è recato in Turchia, limitatisi tutti a lanciare (motivati) rimproveri per le “purghe” che hanno interessato militari, giornalisti, insegnanti ed amministrativi.
Ed il primo viaggio di Erdogan è stato in Russia, quasi a dire che se gli occidentali non sono con lui, si possono presto aprire altre porte. Un’eventualità che gli Usa vogliono scongiurare, per cui il segretario di Stato Usa John Kerry sarà ad Ankara il 24 agosto.
La partecipazione della Turchia alla Nato sembra essere fuori discussione, ma il presidente turco ha voluto servirsi di Putin per dire che nei rapporti con l’occidente non c’è nulla di immutabile.
E Putin, si sa, non fa nulla gratis.