Gb. Johnson premier, si va verso il ‘No Deal’

di Elisabetta Corsi

L’annuncio è ufficiale: il nuovo primo ministro del Regno Unito e leader dei conservatori è Boris Johnson, come era già ampiamente prevedibile dai sondaggi. Johnson batte il rivale Jeremy Hunt con 92.153 preferenze contro le 46.656 dell’altro candidato, e già domani si insedierà a Downing Street, casa occupata fino ad oggi dalla premier uscente Theresa May, per poi recarsi dalla regina Elisabetta II a Buckingam Palace. Con un tweet la sovrana si è congratulata con Johnson per l’elezione e nello stesso tempo si è augurata una collaborazione reciproca per consegnare la Brexit e tagliare la strada a Jeremy Corbyn in Parlamento. Ha così chiaramente dato il suo pieno appoggio al nuovo leader.
Nel suo discorso di accettazione dell’incarico Boris Johnson ha dichiarato che per lui è stato un privilegio servire nel gabinetto del premier uscente. Ha promesso di consegnare la Brexit, unire il paese e sconfiggere Jeremy Corbyn chiedendo al popolo di fidarsi della sua amministrazione, in quanto farà ciò che è stato promesso. Con toni sempre più accessi ha affermato che “dico a tutti i dubbiosi: siamo qua per dare più energia al paese, siamo qua per fare la Brexit”.
Il nuovo premier si è detto convinto di portare un nuovo spirito nel paese con migliore istruzione, migliori infrastrutture, più polizia e la riorganizzazione del suo fantastico paese. Ha poi terminato dichiarando che “la campagna è finita e il lavoro inizia”.
Assai dura la presa di posizione del laburista Jeremy Corbyn, per il quale “Boris Johnson ha vinto grazie il supporto di 10mila membri non rappresentativi del Partito Conservatore, promettendo il taglio delle tasse, dichiarandosi amico dei banchieri e premendo per una disastrosa uscita dall’Ue senza accordo. Ma non ha vinto il bene del nostro paese. Il ‘No Deal’ di Johnson significa perdita di posti di lavoro, aumento dei prezzi nei negozi, e rischio che il nostro sistema sanitario venga venduto a società americane in accordo con Donald Trump. Il popolo di questo paese deve decidere chi sarà il suo primo ministro nelle elezioni generali”.
Michel Barnier, negoziatore della Brexit per l’Unione Europea, ha dichiarato che “Non vediamo l’ora di lavorare in modo costruttivo con Johnson quando entrerà in carica per facilitare la ratifica dell’accordo di recesso e raggiungere una Brexit ordinata. Siamo anche pronti a rielaborare la dichiarazione concordata su una nuova partnership in linea con le linee guida EUCO”.
Prima dell’annuncio ufficiale dei risultati del voto, il ministro dell’Istruzione, Anne Milton, si è dimessa riferendo che è una decisione maturata da diverso tempo in quanto l’uscita dall’Ue avrebbe dovuto essere gestita meglio. Secondo il suo parere è arrivato il momento giusto per lasciare il suo incarico ed è stata la miglior cosa da fare, dal momento che sarebbe stato a suo giudizio opportuna una Brexit con accordo.
Le dimissioni di Milton seguono gli annunci della stessa scelta da parte del ministro della Giustizia David Gaucke, del consigliere dello Scacchiere Philip Hammond e del sottosegretario agli Esteri Alan Duncan, tutti in dichiarato contrasto alla strategia politica di Johnson premier.