Gb. Qays Sediqi, ‘La legge di Londra è diabolica, va fermata’

Agenzia Dire

Un disegno di legge che viola apertamente il diritto internazionale e in materia di asilo, in parte per stessa ammissione degli autori, e con passaggi così “immorali” da sembrare “diabolica”. L’avvocato specialista in immigrazione e assistente sociale Qays Sediqi, giunto in Europa come rifugiato e nato in Pakistan da genitori afghani in fuga dalla guerra, commenta così all’agenzia Dire da Londra la proposta di legge “sull’immigrazione illegale” presentata ieri al Parlamento dal governo.
La bozza di provvedimento, che dovrà essere discussa dal Parlamento e che potrebbe trasformarsi in legge solo fra diversi mesi, è fondata sul principio che l’esecutivo guidato dal primo ministro Rishi Sunak ha ribattezzato “stop the boats”, ovvero fermare le imbarcazioni che portano i migranti nel Regno Unito attraversando il canale della Manica. Nelle intenzioni di Londra, il provvedimento mira a ridurre in modo drastico gli arrivi illegali in Gran Bretagna.
Il testo presenta però una serie di criticità, come osservato da diverse realtà della società civile britannica e da enti internazionali. “Il provvedimento è preoccupante e lo è in modo particolare per una grande nazione con una lunga storia di accoglienza dei rifugiati alle spalle, che ora sembra compromettere i diritti di queste persone per una questione di agenda politica”, afferma Sediqi, che si è trasferito in Gran Bretagna a 14 anni dai Paesi Bassi, dove era stato accolto come rifugiato. “Uno dei nodi più critici di tutta la legge- avverte il legale- è messo nero su bianco dalla ministra dell’Interno Suella Braverman nella prima pagina del testo, dove afferma chiaramente di non poter assicurare che il provvedimento sia compatibile con la Convenzione europea sui diritti dell’uomo”.
In particolare una delle violazioni riguarda uno dei punti fondamentali della legge, laddove si stabilisce che il governo britannico debba “rimuovere” dal territorio nazionale chiunque faccia ingresso illegale nel Paese senza permettergli di presentare richiesta di asilo, fatta eccezione per alcuni casi specifici. La persone in questione viene inoltre bandita dal poter chiedere protezione nel Regno Unito anche in futuro. “Questo aspetto della legge- spiega l’avvocato in riferimento a trasferimento forzato in Paesi terzi prima ancora che la persone possano fare domanda di asilo- contravviene in modo palese la Convenzione sullo status dei rifugiati delle Nazioni Unite del 1951 e il diritto internazionale, come per altro confermato subito dall’Unhcr”.
In una nota l’agenzia dell’Onu per i rifugiati ha infatti affermato di essere “molto preoccupata” dal disegno di legge, che nell’attuale forma “costituirebbe una chiara violazione della Convenzione sui rifugiati e minacerebbe una lunga tradizione umanitaria di cui il popolo britannico è giustamente orgoglioso”.
L’avvocato alla Dire continua ad elencare gli aspetti controversi del testo presentato dal governo, definiti “allarmanti”. “Stando alla forma attuale della legge- dice Sediqi- le persone che hanno fatto ingresso illegale nel Paese saranno soggette a 28 giorni di detenzione e, inoltre, non potranno accedere al National Referral Mechanism (Nrm), uno strumento del governo che serve a individuare possibili casi di ‘schiavitù moderna’ e tratta, e a sostenerne le vittime”.
L’esperto sottolinea ancora: “Nel mio lavoro ho quotidianamente a che fare con persone che sono state vittime di abusi durante il loro percorso migratorio. Ora, immaginate cosa può significare per qualcuno che ha subito violenza arrivare qui ed essere arrestato e cosa può rappresentare vedersi negare ogni tutela”.
Una legge crudele quindi, ma anche del tutto inefficace, nella visione del legale. “Il provvedimento- sostiene Sediqi- prevede che le persone vengano trasferite in Paesi terzi, ma la domanda è: dove? A oggi, grazie alla conseguenze della Brexit- prosegue l’avvocato- la Gran Bretagna non è più parte del meccanismo europeo di Dublino e non può più trasferire i richiedenti asilo in Paesi dell’Unione europea. Chiaramente queste persone non possono essere neanche inviate nelle loro terre di origine”.
Resta quindi, continua Qays Sediqi, “l’accordo per il trasferimento forzato in vigore con il Ruanda, che però al momento è inattuabile perché ci sono una serie di contenziosi legali in corso”. Il riferimento è ad un’intesa siglata l’anno scorso da Kigali e Londra per effetto della quale i richiedenti asilo entrati attraverso vie irregolari in Gran Bretagna dovrebbero essere trasferiti forzatamente nel Paese africano. Anche due clienti di Sediqi sono stati oggetto della misura, la cui attuazione è stata bloccata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) poco prima che il primo volo verso il Ruanda decollasse da Londra. Ong e rifugiati hanno anche fatto ricorso contro la misura presso l’Alta corte britannica e il procedimento legale è in corso.
“Da tutto questo si evince che questa legge bloccherà in un limbo migliaia di persone”, ragiona ancora Sediqi, che quindi illustra le sue proposte: “Il governo britannico deve innanzitutto fare in modo che si sblocchi l’enorme arretrato nella gestione delle richiesta di asilo, che è sempre più lenta e ingolfata, e poi pensare a garantire percorsi sicuri per raggiungere il Regno Unito”. Questo, secondo l’avvocato, “è l’unico modo per potere diminuire i viaggi con imbarcazioni di fortuna e per combattere la tratta di essere umani di cui spesso sono vittima le persone. Le misure pensate da Londra vogliono essere un deterrente ma la verità è che non avranno successo, come dimostra il puntuale aumento negli ultimi tre anni di persone che tentano la traversata, anche dopo l’annuncio di misure come l’intesa con il Ruanda”.
Nello scenario complesso descritto da Sediqi, sembra esserci comunque un aspetto positivo: “La società civile britannica ha reagito in modo compatto alle proposte del governo e questo mi da speranza”.