Gli Spagnoli non vogliono nuove elezioni

di Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia

Sanchez pedroMADRID. In Spagna c’è uno stallo politico che va avanti da mesi. Di fronte alle incertezze di partiti che non sanno proporre un primo ministro accettabile almeno per tre dei quattro principali schieramenti, ancora una volta l’ombra delle elezioni sembra prendere rapidamente consistenza.
Queste dovrebbero svolgersi addirittura oltre la ricorrenza di un anno dal cosiddetto “bloqueo polìtico” iniziato il 20 dicembre scorso, ma quel che è certo è che i cittadini spagnoli non vogliono le terze elezioni che, a detta loro, non cambierebbero nulla all’interno del bacino elettorale e del contesto attuale.
Lo rivela con grande precisione un sondaggio dell’agenzia statistica Metroscopia commissionato direttamente dal quotidiano spagnolo El Paìs. La maggioranza degli Spagnoli non solo rifiuterebbe lo svolgimento di nuove elezioni, ma accusa pesantemente l’incapacità dei leader politici nel trovare un accordo, soprattutto la sinistra, favorendo gradualmente una crescita nei consensi del Partido Popular.
La metà dei cittadini attribuisce le principali responsabilità direttamente al PSOE di Pedro Sànchez, mentre è interessante come una piccola minoranza accusi Podemos e Ciudadanos di aver posto fine al bipartitismo e quindi alla certezza di identificare un vincitore che possa governare con numeri consistenti in parlamento.
Il “quadripartitismo” è quindi un’espressione democratica lecita, ma secondo i cittadini non lo sono allo stesso tempo i miseri e inutili negoziati condotti dai partiti per trovare un’intesa. Giudicati insufficienti gli sforzi dei leader dei partiti, i leader si sarebbero appunto arroccati sulle loro convinzioni ideologiche senza pensare al bene del Paese.
Un problema non sistemico, ma dovuto all’atteggiamento sbagliato di leader come Sànchez, Iglesias, Rivera e Rajoy, dove forse quest’ultimo potrà, a dispetto di tutti, trarne alla lunga i maggiori benefici.
Purtroppo, la via della minoranza di governo non è nemmeno tra le più sicure, in quanto guidare un Paese con 137 deputati comporta ogni giorno l’essere esposti a rischi grandissimi e dover fronteggiare quotidianamente ogni sorta di ricatto politico, rischiando di soccombere alle opposizioni.
Quel che infatti emerge dai sondaggi e dalle inchieste di Metroscopia non è tanto se la democrazia potrà essere danneggiata dallo svolgimento di terze elezioni, quanto il fatto che queste siano un abuso della pazienza dei cittadini, che dovrebbero andare a sopperire le mancanze dei politici presenti sul palcoscenico attuale. In fondo, non a caso il populismo è cresciuto notevolmente negli ultimi anni, non solo in Spagna con Podemos e Ciudadanos, ma anche in molti altri Paesi, come negli Stati Uniti con Donald Trump o in Francia con Marine Le Pen, questi gli esempi riportati da El Paìs.
“Il problema più grande infatti – sostiene il docente spagnolo dell’università di Sidney Ferràn Martìnez i Coma – non è tanto relativo, perfino su scala globale, ai singoli politici, che sono diversi da Paese a Paese, ma all’indignazione e alla sfiducia, sentimenti provati attualmente dai cittadini di tutto il mondo.”
Basti pensare che tre elezioni consecutive si svolsero solo nella seconda Repubblica Spagnola, nel lontano 1931, quando il presidente Alcalà-Zamora pose fine all’alleanza tra socialisti e repubblicani.
Di lì a poco sarebbe scoppiata la guerra civile, e per la Spagna di oggi questo non sarà certo un bel precedente da ricordare.