Gli Usa inviano le forze speciali per combattere l’Isis in Iraq. Il premier al-Abadi, ‘non necessari’

di Enrico Oliari

Iraq militari usa grandeNon più solo compiti di addestramento, di intelligence e di attacchi aerei: i militari Usa in Iraq avranno anche il compito di “uccidere o catturare comandanti e miliziani jiadisti ovunque li troviamo”.
Lo ha reso noto il segretario alla Difesa Usa Ashton Carter, il quale ha annunciato che a questo scopo sono stati inviati in Iraq 200 militari delle forze speciali, mentre altri 1.800 arriveranno nel paese mediorientale fra febbraio e primavera.
Carter ha spiegato che unità compiranno anche azioni in Siria, dal momento che “Ogni nazione ha un interesse significativo nel completare la distruzione di questa organizzazione malvagia, e dobbiamo includere tutte le capacità che possiamo portare in questo campo”.
In realtà la conquista della prigione dell’Isis di Hawija a ottobre e la conseguente liberazione di una settantina di prigionieri aveva già visto l’impiego di elicotteri e di militari statunitensi a supporto d peshmerga curdi e dei soldati iracheni, e nell’azione aveva perso la vita un militare Usa, il primo in Iraq dal 2011.
Quando si tratta di inviare soldati, si sa, gli Usa non badano troppo al diritto internazionale, ed anche oggi non solo non si è guardato cosa ne pensi Damasco, ma addirittura non si è attesa la richiesta di intervento di Baghdad. Per cui all’annuncio di Carter il premier iracheno Haider al-Abadi è andato su tutte le furie ed ha preciasto che “non c’è necessità di truppe di terra straniere da combattimento”, mentre servono più armi, più addestramento e più sostegno all’esercito da parte degli alleati. Ha inoltre sottolineato che ogni intervento contro l’Isis in Iraq va prima approvato dal governo e poi coordinato con l’esercito iracheno, nel pieno rispetto della sovranità nazionale.
Per il segretario di stato Usa John Kerry le autorità di Baghdad erano già state informate dell’arrivo dei militari, e comunque è previsto il coordinamento con le forze irachene.
Dal punto di vista strategico Carter ha ribadito che la conquista di Raqqa in Siria e di Mosul in Iraq rappresenterà il colpo fatale per l’Isis, dal momento che le due città sono “il centro di gravità del potere militare, politico, economico e ideoligico dell’Isis”.
La cosa non sarà tuttavia semplice, com’è stato finora nel quadro del conflitto, dal momento che l’Isis ha assorbito ufficiali e militari iracheni formati e addestrati (oltre che funzionari e dirigenti pubblici) messi da parte con la caduta del regime di Saddam Hussein.
I militari Usa inviati oggi in Iraq fanno parte della 101st Airborne Division (101ma Divisione aviotrasportata).