GRECIA. Tsipras ottimista. Ma ad Atene rischia di saltare il governo

di Enrico Oliari

TsiprasL’ottimismo del premier greco Alexis Tsipras sul raggiungimento di un accordo domani con l’Ue per il prestito da 7,2 miliardi di euro non è condiviso ad Atene dalla sua stessa coalizione, per lo meno dalla parte più radicale della sinistra, ai cui occhi Tsipras più che un vincitore appare come colui che ha dovuto ubbidire, ancora una volta, ai diktat di Bruxelles.
Aumento dell’Iva al 23% per i ristoratori, nuove tasse, ulteriori contributi di solidarietà per i redditi sopra i 30mila euro, abolizione dei prepensionamenti e innalzamento dell’età pensionabile a 62 anni fanno a pugni con le promesse elettorali, e ad Atene c’è già chi mette lì l’eventualità delle elezioni anticipate, cosa che il portavoce del governo Gabriel Sakellaridis non ha potuto far finta di non vedere, affermando che “Se l’accordo non otterrà l’approvazione dei deputati della maggioranza di governo, l’esecutivo non potrà restare”.
Tuttavia su una cosa non ci piove: entro la fine del mese Tsipras deve rimborsare 1,6 miliardi di euro al Fmi, condizione necessaria per ottenere dall’Ue prestiti per 7,2 miliardi, a loro volta condizionati dall’approvazione da parte del parlamento greco del pacchetto di riforme da 8 miliardi.
E non sono pochi i deputati di Syriza (partito del premier), che già si sono chiamati fuori dal voto di un pacchetto che suona da ancien régime: Alexis Mitropoulos, noto per il suo modo energico di intervenire, ha fatto sapere la sua contrarietà, come pure il suo collega di partito Vassili Chatzilamprou, il quale al Wall Street Journal ha dichiarato che “Non possiamo accettare altre misure recessive”, poiché “la gente ha raggiunto il limite”.
Così il governo potrebbe traballare. Tsipras conta su una maggioranza non proprio schiacciante: 149 parlamentari sono di Syriza, 13 quelli dei Greci indipendenti (formazione di destra), cioè 162 su 300.
Intanto nelle piazze di Atene si moltiplicano le manifestazioni anti-accordo, segno di un’opinione pubblica sempre più insofferente.
Da canto suo Bruxelles non può fare diversamente: concedere troppo ai greci significa dare il via ad un effetto a catena, ed in Spagna gli uomini di Podemos stanno già affilando i coltelli.