di Alberto Galvi –
Dopo tre giorni dagli scontri armati che hanno provocato almeno due morti, il presidente della Guinea-Bissau Umaro Sissoco Embaló ha deciso di sciogliere il Parlamento dominato dall’opposizione. Embaló ha indicato la complicità della Guardia nazionale negli scontri con la Guardia presidenziale, e alcuni interessi politici all’interno dello stesso apparato statale.
Questi scontri sono visti come la causa delle profonde fratture politiche all’interno dello Stato tra la presidenza e il governo, che attraversano anche le forze di sicurezza. La Guardia nazionale fa capo essenzialmente al ministero dell’Interno, e quindi al governo, a sua volta emanazione del Parlamento dominato dall’opposizione.
Elementi della Guardia nazionale hanno fatto irruzione nei locali della polizia giudiziaria per liberare il ministro dell’Economia e delle Finanze, Souleiman Seidi, e il segretario di Stato al Tesoro Pubblico, Antonio Monteiro, che erano lì per essere interrogati. I due membri del governo sono stati arrestati e interrogati per il prelievo di dieci milioni di dollari dalle casse statali. La questione era già stata discussa in Parlamento.
La Guinea-Bissau sta vivendo un’instabilità politica cronica ed è stata teatro di una serie di colpi di Stato sin dalla sua indipendenza dal Portogallo nel 1974.
Embaló, alla guida del paese dal 2020, si è trovato condannato alla convivenza con il governo schierato contro di lui. Le elezioni legislative del giugno 2023 hanno dato la maggioranza assoluta a una coalizione formatasi attorno allo storico partito PAIGC (Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde), vecchio avversario del presidente.