Guinea Bissau: Nasce la coalizione di governo

di Valentino De Bernardis – 

Si apre uno spiraglio di luce sul futuro della Guinea Bissau. Insperato, incerto, ancora debole, ma pur sempre uno spiraglio positivo. A dieci giorni dalle elezioni parlamentari (10 marzo), e con i risultati ancora non ufficializzati dalla commissione elettorale, è stato dato l’annuncio della formazione di un’alleanza post-elettorale per la formazione del nuovo esecutivo.
Il perno dell’accordo è il partito attualmente al potere, il PAIGC, che nonostante la perdita di dieci seggi, è rimasto il soggetto politico con la più ampia rappresentanza parlamentare, potendo contare su quarantasette deputati. Giocando di anticipo sui due maggiori partiti d’opposizione quali il PRS (21 seggi) e il MADEM (27) è riuscito a stringere un’alleanza con le restanti entità politiche presenti in parlamento quali APU (5), il PND (1) e l’UM (1) e raggiunto la maggioranza numerica necessaria per formare il nuovo gabinetto.
Siamo di fronte a una svolta positiva nella difficile storia recente del paese? E’ presto per dirlo, ma almeno gli sviluppi politici post voto lasciano ben sperare. Di certo essere riusciti a condurre il paese al voto in tempi relativamente brevi (il voto era originariamente fissato al 18 novembre 2018, ma è stato rimandato per problemi logistici) ed avere già una maggioranza chiara aiuta a pensare in termini positivi, dopo un passato recente turbolento.
Il paese viveva ormai una fase di stallo politico dal 2015, cioè da quando il presidente José Mário Vaz ha esautorò l’allora primo ministro Baciro Djà aprendo le porte ad una stagione di conflitto istituzionale tra presidenza della repubblica e parlamento senza precedenti.
Una crisi senza fine che avrebbe portato al cambiamento di sei primi ministri in quattro anni, al peggioramento costante di un quadro macroeconomico già di per sé negativo (oltre due terzi della popolazione vive sotto la soglia di povertà) e al rischio di un golpe militare per portare stabilità nel paese. Quadro ancora più minaccioso se si tiene in considerazione che il paese è uno dei più instabili della regione, con sedici tentativi di colpi di stato (di cui quattro andati a buon fine) dalla sua indipendenza nel 1973.
La ricerca di una soluzione politico-economica duratura è stata aiutata dall’intervento diplomatico diretto della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), capace di far sottoscrivere alle parti in causa l’accordo di Conakry (ottobre 2016), per arrivare alle elezioni nel 2018.
Liberati dall’accordo del 2016 ora l’iniziativa passa alla classe politica del paese, mostrando di essere capace di agire per il bene della loro popolazione e non per un mero tornaconto personale/tribale. Riprendere le relazioni con i donatori internazionali e con chi è in grado di investire nel paese sarà di vitale importanza per permettere al paese una crescita economica con basi solide. Rimaniamo ad osservare.

Le opinioni espresse in questo articolo sono a titolo personale.
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