I razzi “imbarazzanti” che colpiscono i militari italiani dell’Unifil

di Enrico Oliari

Ci sono i missili cattivi, quelli di Hezbollah, quelli di Hamas. Poi ci sono i missili buoni e sacrosanti, quelli dell’esercito israeliano e del premier Benjamin Netanyahu, il quale oggi non sa più che fronte di guerra aprire per “garantire sicurezza di Israele”, noncurante del fatto che la mattanza in corso a Gaza non farà altro che alimentare le file di Hamas e di Hezbollah per anni avvenire.
E poi ci sono i missili imbarazzanti, per i quali è meglio girarsi dall’altra parte sperando che il brutto sogno passi presto, o al massimo aggrapparsi ancora più su sugli specchi per giustificare l’ingiustificabile. Così tra qualche giorno rimarrà ben poco dell’attacco israeliano alle basi Unifil in Libano del quadrante controllato dagli italiani, la 1-31 e la 1-32 situate sulla collina di Labbune.
Prima un drone ha sorvolato i distaccamenti dell’Unifil situati nei pressi del confine, in territorio libanese, poi i militari israeliani hanno sparato razzi contro il bunker che dava rifugio agli italiani fino a danneggiare l’illuminazione, le telecamere e i sistemi di comunicazione con il quartier generale di Naqoura, in seguito anch’esso bersagliato. Lì un carro armato israeliano ha abbattuto una torretta del comando Unifil. Feriti in modo non grave due militari indonesiani.
L’Unifil ha scritto in una nota che “Qualsiasi attacco deliberato ai peacekeeper rappresenta una grave violazione del diritto internazionale umanitario e della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza” delle Nazioni Unite, e ha ricordato “alle Idf e a tutti gli attori i loro obblighi di garantire la sicurezza e l’incolumità del personale e delle strutture Onu e di rispettare l’inviolabilità dei locali Onu in ogni momento”.
In realtà la stroria recente ha dimostrato che l’Israele “ueber alles” di Netanyahu non si cura delle risoluzioni Onu, tanto che pochi giorni fa è stato fatto divieto al segretario generale di entrare nel territorio israeliano e il premier ha definito l’Asseblea generale una “putrida palude antisemita”.
E mentre non pochi si chiedono il significato di una missione di militari chiusi nelle basi e nei bunker nel momento in cui gli israeliani invadono il Libano, resta da capire il significato degli attacchi di oggi, cioè gli scopi e gli obiettivi del governo israeliano. Sono oltre mille i militari italiani dell’Unifil, secondo gruppo dopo l’Indonesia, per un costo di 150 milioni di euro l’anno.
Al momento la risposta dell’Italia è stata assai tiepida, anche questa volta non si va oltre le parole. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha convocato l’ambasciatore israeliano Jonathan Peled, ha parlato di “incidenti intollerabili” e ha spiegato che “la sicurezza dei militari italiani schierati in Libano rimane una priorità assoluta per me e per tutto il governo italiano”. Zero sanzioni per il genocidio dei palestinesi di Gaza, zero sanzioni per l’invasione di un paese in barba al diritto Onu, zero sazioni quando vengono attaccati i caschi blu italiani. Perché Netanyahu non è Putin, Netanyahu fa quello che vuole. Poi c’è sempre qualcuno pronto ad arrampicarsi, sempre più su, sugli specchi.