Il crollo del rublo minaccia l’Unione Eurasiatica

di Notizie Geopolitiche – 

unione_eurasiaticaIl crollo del valore del rublo rischia ora di sfaldare anche l’Unione Economica Eurasiatica (Eeu), l’organizzazione messa in piedi da Putin, ispirato da una proposta lanciata nel 1994 dal presidente kazako Nursultan Nazarbaev, con la quale Mosca ha cercato di riunire parte delle repubbliche ex sovietiche in uno spazio commerciale comune volto allo sviluppo economico dei paesi membri.
La comunità di stati è nata ufficialmente il primo gennaio 2015 e comprende Russia, Kazakistan, Bielorussia ed Armenia mentre il Kirghizistan vi aderirà a maggio, a questi si potrebbe in futuro aggiungere anche il Tagikistan. A poche settimane dall’entrata in vigore degli accordi si hanno però già i primi segnali di disgregazione e provengono proprio dal Kazakistan, il secondo tra i paesi membri in termini di prodotto interno lordo dopo la Russia.
Le sanzioni applicate dall’Occidente nei confronti di Mosca in seguito all’aggressione contro l’Ucraina, il blocco delle importazioni di generi alimentari deciso dal Cremlino nei confronti di Usa ed Europa, ma soprattutto il crollo del prezzo del petrolio che ha ridotto di oltre 100 miliardi di dollari le entrate annuali del tesoro russo, ha portato ad una svalutazione del rublo che in un anno ha più che dimezzato il suo valore; questo fatto ha consentito alla popolazione e ad alcune aziende kazake, soprattutto quelle situate nel nord del paese, di comprare beni e materie prime poco oltre confine a prezzi estremamente più bassi rispetto a quelli vigenti nel paese centro-asiatico.
Ad essere colpiti da possibili restrizioni all’importazione sarebbero quegli articoli di fabbricazione russa i quali, a causa dei prezzi eccessivamente bassi, non consentirebbero alle compagnie kazake che producono questi stessi beni in patria di sostenere la concorrenza; tra questi ci sono i derivati del petrolio, veicoli, impianti elettrici, articoli di consumo come contenitori di vetro o alimentari quali uova, farina e cibo in scatola.
Per questo motivo sono in corso da giorni colloqui tra i rappresentanti del governo di Astana ed i ministri di Agricoltura ed Economia russi; il regolamento dell’Unione Eurasiatica consente infatti ai paesi membri di prendere provvedimenti protezionistici, ma solo in caso di grave pericolo per la vita e la salute della popolazione o per garantire la sicurezza nazionale, ragioni che per il Cremlino al momento non sussistono.
Decine di economisti, società e consorzi kazaki stanno però chiedendo con forza al governo provvedimenti straordinari e la reintroduzione di dazi e dogane, al fine di proteggere l’economia e l’apparato produttivo nazionale, evitandone così il collasso.
La strategia Usa di spingere l’Opec ad aumentare l’estrazione di greggio, facendone crollare il prezzo e mettendo così in ginocchio l’economia russa, sta dando i suoi primi frutti.