Il Kuwait a caccia del petrolio iracheno

di Giacomo Dolzani –

Mentre negli anni ’90 erano gli iracheni guidati da Saddam Hussein a voler dominare il petrolio del Kuwait, ora, sicuramente grazie al mutamento della situazione conseguente all’intervento americano nel paese, è quest’ultimo che si sta lanciando alla conquista delle riserve di greggio dell’Iraq meridionale.
Infatti, a quanto ha annunciato il ministro del Petrolio, Abdul Karim al-Luaibi, Baghdad ha già firmato un contratto preliminare con un consorzio di aziende petrolifere, con a capo appunto la Kuwait Energy Company, ma di cui fanno parte anche compagnie di altre nazionalità del mondo arabo, tra le quali spiccano la Turkish Petroleum Corporation ed aziende con sede negli Emirati Arabi.
L’appalto vinto da queste compagnie prevede l’esplorazione di un’area di circa 900 chilometri quadri e, mentre il Kuwait usufruirà del 40% del contratto la parte dei turchi ammonterà al 30%, lasciando spartire il rimanente alle aziende degli Emirati Arabi.
Questo consorzio, interamente arabo, a quanto sembra è riuscito ad aggiudicarsi l’appalto per lo sfruttamento offrendo all’Iraq la vendita del petrolio a 6,24 dollari a barile, prezzo che Baghdad ha evidentemente reputato vantaggioso; l’Iraq infatti ricava oltre il 95% dei suoi introiti dalla vendita di petrolio e di gas, quest’ultima ancora poco redditizia in quanto gli impianti per lo sfruttamento sono obsoleti quindi, per ovviare al problema, già a novembre il ministro al-Luaibi aveva firmato un contratto di joint-venture con la Mitsubishi e la Royal Dutch Shell, in modo da poter potenziare il settore, le cui riserve ammontano a circa 300 miliardi di metri cubi.