Il vertice Nato che serve agli Usa per ribadire chi comanda. Anche in Ue

Erdogan, 'se la Svezia nella Nato, la Turchia nell'Ue'.

di Enrico Oliari

Nonostante non si veda la fine del conflitto e la controffensiva messa in campo da Kiev arranchi, gli Usa, padroni di fatto della Nato, intendono proseguire con l’allargamento dell’alleanza militare inglobando Ucraina e Georgia, com’era stato stabilito al vertice di Bucarest del 2008. Due paesi ex sovietici e che hanno lunghi confini con la Russia, per quanto sia palese che il feticismo del nemico pubblico numero uno serva soltanto da paravento all’enorme affare della compravendita di armi, che vede gli Usa primi produttori con 750 miliardi di dollari all’anno. Così, mentre i paesi vengono rasi al suolo, i civili uccisi e le economie del pianeta distrutte, al di là dell’oceano, cioè ben lontano dal conflitto, l’economia resta in piedi anche grazie all’industria bellica, che necessita costantemente di almeno una guerra per funzionare.
Fatto sta che il vertice Nato di Vilnius sa già di autocelebrazione di un programma già scritto, per quanto il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan abbia mostrato una certa prudenza affermando che “L’Ucraina non entrerà nella Nato come risultato del prossimo vertice dell’Alleanza Atlantica a Vilnius, ma il summit sarà un importante passo nel cammino dell’Ucraina verso la Nato”.
Costi quel che costi, insomma, anche se il rischio di riportare l’Europa in un conflitto su ampia scala appare tutt’altro che remoto dal momento che il presidente russo Vladimir Putin difficilmente potrà permettersi la minaccia perpetua di basi della Nato lungo i 1576 km di confine con l’Ucraina.
Nato che, è bene ribadirlo superando i proclami e le frasi fatte, è un’alleanza di carattere militare e che con la pace e il mantenimento della pace non ha nulla a che fare.
Più realista del re, anzi del sultano, è stato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, il quale ha incontrato il collega ucraino Volodymyr Zelensky (puntualmente in maglietta militare, manco fosse lui in prima linea): nel marasma rappresentato dal groviglio dei neuroni cerebrali di Joe Biden ha cercato di portare a casa risultati concreti, a cominciare dal clamoroso ricatto a Bruxelles: se la Nato vorrà il “sì” della Turchia all’adesione della Svezia, la Turchia dovrà entrare nell’Unione Europea. Erdogan sa benissimo che, al di là della farsa delle elezioni europee, a comandare nell’Ue è sempre la Casa Bianca, per cui sta cercando di portare a casa quanto più possibile, magari facendosi passare come angelo della pace (lui, che bombarda i curdi persino in Siria e in Iraq!) e garantendo che se i russi non rispetteranno l’accordo sul grano, saranno le navi turche a scortare i carichi ucraini. E visto che c’era, da uomo di pace ha messo sul tavolo fabbriche di droni turchi in Ucraina.
Il cuore del problema, cioè la fine delle ostilità, al momento sembra non interessare a nessuno: dopo la decisione dell’Unione Europea di rinunciare al suo ruolo di pacificatore schierandosi nel conflitto e rifornendo l’extracomunitaria Ucraina di soldi e di armi con costi esorbitanti per gli europei a causa della chiusura del mercato russo, gli Usa continuano ad alzare la posta giocandosi il carico e di conseguenza portando la Russia a fare altrettanto. Biden ha infatti deciso l’invio di bombe a grappolo, proibite dalla convenzione Onu e nell’Unione Europea. D’altronde se si producono, da qualche parte vanno usate…